Impariamo a parlare molto presto ma non sempre le nostre parole esprimono davvero qualcosa di noi. Molto spesso raccontano storie che ci assomigliano. A volte raccontano storie che non ci riguardano.
Raramente usiamo le parole per dare voce, davvero, a noi stessi. Questo accade perché non sappiamo ascoltare. O meglio perché preferiamo ascoltare una frazione di noi: quella promossa e approvata.
Così facendo tagliamo fuori quello che ci dice il corpo e il tessuto sonoro delle nostre emozioni. Lo tagliamo fuori perché spesso, ascoltando solo con la mente, siamo pieni di giudizi e pregiudizi nei confronti di noi stessi. Lo tagliamo fuori perché alcune parti ci sembrano straniere o indegne.
Ci chiudiamo a riccio di fronte alla nostra mancanza di compassione, di fronte alla nostra assenza di comprensione e mostriamo a noi stessi solo quella parte che sappiamo verrà accolta e approvata.
Per ascoltare profondamente noi stessi è necessario darci uno spazio e un tempo in cui essere con com-passione, per appassionarci alle nostre parti nascoste, per accogliere e amare le nostre parti oscure.
Se ci fosse dato di veder più oltre di quel che non giunga il nostro sapere, e un poco più in là dei bastioni del nostro presentimento, forse allora sopporteremmo le nostre tristezze con maggior fiducia che non le nostre gioie. Perché sono esse i momenti in cui qualcosa di nuovo è entrato in noi, qualcosa di sconosciuto. Rainer Maria Rilke
Pratica del giorno: Centering meditation
© Nicoletta Cinotti 2022