Le parole creano nella nostra mente l’immagine del mondo che ci circonda. Alexander Lowen
Per tutti è importante essere ascoltati: in parte potremmo dire che è lo scopo primario della comunicazione.
Il piacere di esprimersi, e il bisogno che abbiamo di farlo, si vanifica se non veniamo ascoltati. L’ascolto richiede attenzione e l’attenzione che riceviamo innesca un circolo virtuoso che sostiene la nostra comunicazione.
Il valore dell’ascolto però va oltre le parole: non c’è un vero ascolto se, quello che abbiamo detto, non suscita anche un movimento interiore. In fondo non ci basta essere ascoltati, desideriamo anche venire sentiti. Desideriamo che qualcuno raccolga il sentire che anima le nostre parole e che questo sentire susciti un movimento interno anche nell’altro.
Così alla fine la vera domanda non è “Mi hai ascoltato?” ma “Mi hai ascoltato e sentito?” E soprattutto “Cosa hai sentito?” perché sarà quello che dirigerà il proseguo della nostra comunicazione verso un vero ascolto o verso un fraintendimento.
Ma, ancora di più, il sentire dell’altro ci aiuta ad aprire la nostra mente verso un dialogo, a spostarci dalle nostre convinzioni che, quando non sono messe nel flusso della comunicazione, rimangono sterili e ripetitive. Abbiamo bisogno di essere sentiti perché il sentire dell’altro amplia il nostro campo di consapevolezza, apre la mente e risuona nel corpo. Ci sposta da quella rigidità – a volte tangibile e a volte impercettibile – che le convinzioni producono.
Alla fine non c’è comunicazione migliore di quella in cui, salutandoci, possiamo dire: “Grazie di avere ascoltato ma, soprattutto, grazie di avermi sentito”.
Lungo tutta la terapia con i pazienti alterno gli sforzi intesi ad espandere la consapevolezza a livello corporeo a quelli intesi ad elevare la consapevolezza a livello verbale. Alexander Lowen
Pratica di mindfulness: L’incertezza
© Nicoletta Cinotti 2022