Quando le nostre giornate sono confuse o piene di impegni. Quando ci sentiamo trasportati da una corrente non controllabile.
Quando le cose sembrano più brutte di quello che pensavamo, abbiamo bisogno di avere delle piccole ancore.
Ancore in grado di riportarci a casa, al corpo, a noi stessi.
In quei momenti è difficile tenere l’attenzione sul quadro d’insieme, perché troppo vasto o troppo complesso.
Allora ci vengono in soccorso le piccole cose: il ritmo del respiro. I piedi poggiati sul pavimento. Il contatto dell’aria sulla pelle.
Il sorriso di uno sconosciuto.
Immergersi in quella piccolezza ci riporta alla consapevolezza del momento per momento. Ci riposa dalla nostra incessante memoria del futuro. In quel momento pratichiamo pausa.
Ci salva sempre ciò che è più piccolo. Io personalmente ho pochissime cose
in fondo alla mia tasca: uno o due sorrisi, due o tre frasi spigolate in qualche libro.
Mi porto dietro una piccola scatola (…).
Non apro di frequente questa scatoletta.
La apro solo di tanto in tanto, perché non si alteri nulla,
ma lo sguardo che getto al suo interno
ha la lunghissima durata dei fulmini e ne traggo un senso di eternità. C. Bobin
Pratica del giorno: La meditazione della montagna
© Nicoletta Cinotti 2014 Mindfulness e bioenergetica