Passo molto tempo in macchina e spesso guardo con attenzione cosa succede per strada. Un piccolo esercizio di presenza.
L’evento più interessante per me è cosa accade al semaforo. In genere è prevedibile che con il verde si passi e con il rosso ci si fermi. La cosa davvero imprevedibile è il giallo. Con il giallo c’è chi si ferma e aspetta il rosso, chi accelera e scatta come se fosse a Monza. Chi rimane indeciso, con le proteste degli altri automobilisti.
Il giallo mi incuriosisce perché è un segnale ambiguo che dichiara come le persone trattano l’incertezza e le fasi di transizione.
A volte la transizione è il momento in cui spingiamo il pedale del freno e altre quello dell’acceleratore. Ma cosa anima davvero il nostro piede? Quanto diventiamo reattivi di fronte ai segnali ambigui?
Quante volte trasformiamo un segnale ambiguo nella conclusione che vorremmo, magari anche negativa, per la difficoltà di stare, fino in fondo, in quella transizione?
Ho visto molte storie d’amore finire così: un momento di transizione – la difficoltà di rimanere in quella indeterminazione – e il piede che, pur di togliersi dall’incertezza, anticipa la fine.
Temere la transizione e l’incertezza significa temere la realizzazione naturale dei processi. Significa lasciar decidere ai copioni già scritti nella nostra mente anziché alla ricchezza della vita. Significa lasciare che vinca la paura per non avere il coraggio di aspettare.
Quando qualcuno ti ama, dice il tuo nome in modo diverso. Come lo dice? Tu sai che il tuo nome è al sicuro sulle sue labbra. Un bambino di 4 anni
Pratica del giorno:La consapevolezza del respiro
© Nicoletta Cinotti 2014 Mindfulness e relazioni