Ogni tanto facciamo delle potature. In genere servono per far ripartire la crescita oppure per tagliare rami secchi. In effetti è un buon criterio quello di tagliare i rami secchi e di convogliare più energie in un minor numero di punti. Però noi siamo creativi, anzi giardinieri creativi e applichiamo questi criteri anche alle relazioni.

Cerchiamo di fare potature delle relazioni vive, non di quelle secche (quelle non hanno bisogno di alcuna potatura). L’idea che abbiamo è di tagliare quelle relazioni che ci fanno soffrire. Così partiamo con i mezzi necessari per la potatura: vendetta, arroccamento, chiusura e gelo. A volte aggiungiamo sfida, dipende dalle situazioni. Andrebbe tutto bene se non fosse che non ci rendiamo conto che non stiamo facendo queste cose sul cuore dell’altro ma sul nostro. Perché nessuna vendetta può avvenire senza coinvolgere il nostro cuore. Quindi crediamo di fare tagli sul cuore altrui – e, forse, li facciamo – ma in realtà, di sicuro, stiamo operando a cuore aperto sul nostro, con tutte le conseguenze del caso.

Non lasciamo conforto e consolazione ma solo tensione e durezza. Proprio nel momento in cui dovremmo volerci un po’ più di bene ci impegniamo per chiudere i canali dell’affetto convinti che così lo sottraiamo all’altro (o all’altra) e non ci rendiamo conto che, in questo caso, non stiamo operando su qualcosa di esterno ma su noi stessi e che i rami da cui passa l’amore e l’affetto sono sempre quelli. Che se tagliamo il ramo del dolore (ammesso di riuscirci) taglieremo anche quello della gioia che scorrerà più debole e fiacca. In effetti ce ne accorgiamo tutti che dopo un grande dolore a volte siamo meno capaci di provare di nuovo felicità: è perchè, tagliato il ramo del dolore, abbiamo ridotto i rami che esprimono sentimento.

A volte non possiamo che fare così: il dolore è troppo intenso. Però è importante sapere che questo è un rimedio estremo per mali estremi. Tutte le altre volte sarebbe molto meglio conoscere e consolare il nostro dolore e lasciare che succeda quello che deve succedere senza intervenire con potature straordinarie.

È assurdo 
 dice la ragione 
 È quel che è 
 dice l’amore.
È infelicità
dice il calcolo
Non è altro che dolore 
 dice la paura
È vano
dice il giudizio
È quel che è
dice l’amore.
È ridicolo
dice l’orgoglio
È avventato
dice la prudenza 
 È impossibile 
 dice l’esperienza 
 È quel che è 
 dice l’amore.Erich Fried

Pratica del giorno: Addolcire, confortarsi, aprire

© Nicoletta Cinotti 2020

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