Ci sono emozioni facili da cavalcare e altre più difficili. Proprio come succede con i cavalli di razza, più grandi sono le risorse a cui le nostre emozioni concedono l’accesso, più sono difficili da domare. Eppure per poter avere la forza, la grazia e la grinta di un cavallo di razza è necessario aver saputo addomesticare le sue energie.

Così quando ci troviamo di fronte ad emozioni come l’orgoglio possiamo fare molta fatica a trasformarlo in fierezza eppure è necessario. Che differenza c’è tra orgoglio e fierezza? La fierezza è un sentimento di nobile dignità per la propria esistenza. Non è un sentimento che proviamo solo per i nostri pregi. Possiamo saper essere fieri anche dei nostri difetti o delle nostre peculiarità perché c’è una qualità di audacia nella fierezza che ci rende indomiti. È l’opposto dell’accondiscendenza e, per questa ragione, a volte la fierezza può essere scambiata per ferocia mentre invece il suo etimo deriva da fera, animale, fiera intesa come animale selvatico che della natura selvatica mantiene la sua qualità più autentica. Essere fieri significa essere consapevoli del proprio valore. Erano fiere le madri di Plaza de Mayo che manifestavano perché fosse resa nota la fine che avevano fatto i loro figli, scomparsi durante la dittatura di Pinochet. Sono fiere le madri coraggio che manifestavano in piazza per strappare i loro figli dalla tossicodipendenza. Non coprivano con la vergogna quello che stava succedendo ma con dignità mostravano il loro dolore.

L’orgoglio è invece un sentimento che riserviamo alle nostre parti vincenti. La radice di questa parola è tedesca, urguol, notevole. Per essere orgogliosi abbiamo bisogno di avere qualcosa di notevole, fosse anche solo la nostra personale opinione di essere notevoli. Siamo orgogliosi di un successo però possiamo essere fieramente dignitosi anche in una sconfitta. Come ha detto Amanda Gorman durante la cerimonia di insediamento del presidente Biden, “… anche nel lutto possiamo crescere, anche nel dolore possiamo trovare speranza, anche nella stanchezza avremo la consapevolezza di averci provato.Che saremo legati per l’eternità, l’uno all’altro, vittoriosi.Non perché ci saremo liberati della sconfitta, ma perché non dovremo più essere testimoni di divisioni.

Ogni volta in cui saniamo la separazione tra le nostre parti esiliate coltiviamo la fierezza, coltiviamo quella misericordia che rende meritevole ogni nostro tentativo.

Una cosa è certa. Se useremo la misericordia insieme al potere, e il potere insieme al diritto, allora l’amore sarà il nostro solo lascito e il cambiamento, un diritto di nascita per i nostri figli. Amanda Gorman

Pratica di mindfulness: Self-compassion breathing

© Nicoletta Cinotti 2021 Emozioni selvatiche: la fiera compassione

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