Wilhelm Reich fu tra i primi a parlare della connessione che c’è tra mente e corpo.
Questa connessione si realizza attraverso il principio dell’identità funzionale mente-corpo. Ossia tutto ciò che accade nel corpo ha un corrispettivo nella mente e viceversa.
L’identità funzionale mente – corpo
Qualsiasi evento psichico si manifesta a livello corporeo attraverso tensioni muscolari e somatiche, in seguito alla costruzione di difese di fronte ad emozioni spiacevoli o incontrollate.
Questa corrispondenza tra mente e corpo dà l’avvio alla formazione dei tratti caratteriali – schizoide, orale, masochista, psicopatico, narcisista e rigido – e a vissuti emozionali che si esprimono nella forma, mobilità e rigidità del corpo.
I blocchi energetici
Si formano così modelli ricorrenti di tensioni e posture abituali, sostenute da blocchi muscolari cronici che, a loro volta, mantengono queste caratteristiche psichiche.
Reich come conseguenza di questi blocchi ipotizzava che l’energia dell’individuo risultasse bloccata e pensava che questo blocco si esprimesse primariamente nella sessualità.
Questi blocchi impediscono all’energia – che in termini psichici è una emozione – di circolare liberamente nel corpo, in modo da sentirsi in rapporto agli altri e a se stessi, e gettano le basi per i sentimenti di inibizione e inadeguatezza che tutti noi conosciamo.
L’energia non solo in bioenergetica
Il concetto secondo il quale una circolazione energetica disturbata è causa di blocchi, o malattia si ritrova anche nella medicina omeopatica, nella medicina cinese, nell’agopuntura e nella medicina ayurvedica.
I blocchi a questa energia altro non sono che specifici segmenti muscolari, formati da anelli contratti, che funzionano come vere e proprie barriere di corazzamento, impedendo la carica e la scarica adeguate.
La paura dell’orgasmo
La paura dell’orgasmo – che per Reich era espressione della presenza dei blocchi muscolari – oggi, in condizioni storiche mutate, si manifesta come paura di abbandonarsi alle sensazioni del proprio corpo, realizzando una vera capacità di amore. E in una confusione di base tra capire cognitivamente e sentire percettivamente.
Questa difficoltà a distinguere tra capire e sentire si basa su una razionalizzazione delle emozioni in cui l’Io è estraneo al corpo e quindi fonte di paura, insicurezza e vergogna.
Lo scopo dell’identificazione con il corpo è la riconquista della capacità di identificazione con la propria natura di base, acquisendo consapevolezza della propria debolezza e della propria forza. Una consapevolezza importante non solo per la propria vita sessuale ma anche per quegli aspetti caratteriali che inducono insicurezza, sintomi psichici e fisici e una visione distorta di sé e del mondo
Segmenti muscolari ed anelli di contrazione
I blocchi muscolari non riguardano le fasce muscolari così come sono anatomicamente disegnate ma sono anelli di contrazione che riguardano la funzione del movimento. Per questa ragione il movimento, per quanto “bloccato” rimane sempre presente ma in forma ridotta.
Riportare la circolazione energetica ha l’effetto di permettere la liberazione delle energie represse, soprattutto di quelle emozioni che sono state negate e riporta quindi ad una consapevolezza di sé più ampia e articolata.
I blocchi energetici impediscono all’individuo di essere autoaffermativo, di autoregolarsi ed ostacolano l’espressione naturale dell’aggressività, intesa come una modalità per “entrare in contatto” piuttosto che come espressione della rabbia.
Questi tre livelli di inibizione – autoaffermativo, autoregolazione e assertività – prendono sfumature diverse a seconda del blocco muscolare coinvolto e limitano la capacità emotiva di affrontare le soluzioni, risolvere i problemi, stare con gli altri e accettare nuove esperienze.
Proviamo quindi a vedere come si declinano, ricordandoci che nessuna categorizzazione è una descrizione della realtà ma è piuttosto una mappa per muoversi in un territorio che ha tutta la novità e la ricchezza della singola esperienza umana.
Il blocco oculare
Riduce la capacità di vedere la realtà globale e porta una tendenza al contatto parziale con una prevalenza di comportamenti di fuga e modalità di evitamento. Questi comportamenti di fuga spesso si sostanziano in una iperproduzione immaginativa e nella presenza di fantasticherie e in una competitività repressa, rimossa o compensata.
Dal punto di vista del comportamento spesso si accompagnano con uno sguardo circospetto, paura e timidezza nel confronto con gli altri, uno sguardo sfuggente o un senso di sfida reattivo. Prevalgano sentimenti di invidia, autosqualifica, squalifica o ipervalutazione degli altri.
Il blocco orale
Riduce la capacità di contatto con i bisogni degli altri e si accompagnano a scarsa autonomia e ricerca della dipendenza. A volte questa difficoltà rispetto al contatto può essere espressa con comportamenti di rifiuto o ansia nelle relazioni e con difficoltà a dire di si o no nelle circostanze opportune.
I muscoli del collo, del viso, della nuca sono tendenzialmente tesi e contratti. Dal punto di vista relazionale spesso possono essere presenti eccessi che vanno da una prodigalità sconsiderata ad una avarizia altrettanto immotivata e una ambivalenza molto forte tra un desiderio di potere e un senso di impotenza con stati di frustrazione che possono essere anche molto intensi.
Il blocco cervicale
Si colloca nell’area del collo ed è connesso a molti degli aspetti di rigidità mentale e psichica; comporta una grande tendenza ad ambivalenza tra rinuncia e sfida e si accompagna ad atteggiamenti molto doveristici e moralistici. Orgoglio e vanità vengono per lo più rimossi e compensati da una posizione modesta che si esprime però con critiche, rifiuto e testardaggine. Il giudizio dell’altro ricopre un ruolo importante e quindi c’è una forte tendenza a non mostrare difetti e mancanze con una riduzione della spontaneità nel rapporto. Spesso si accompagna ad un valutazione iperrazionale della realtà delle cose e con una sorta di distacco emotivo.
In genere riguarda anche le tensioni della parte alta delle spalle e soggettivamente è percepito come una grande costrizione alla libertà personale.
Il blocco toracico
E’ l’area in cui si realizza maggiormente il conflitto tra razionalità ed emotività e spesso questo conflitto è vissuto con una forte risonanza interiore che può essere sostenuta da un senso eccessivo di responsabilità. Un senso di insoddisfazione rispetto alla propria vita e una contrazione del ventaglio delle emozioni sperimentate dà uno spaccato del profonde denso di dolore che questo blocco porta con sé.
Il blocco diaframmatico
Ovviamente questo blocco è sempre parziale. Ricordo infatti che i blocchi muscolari reichiani non sono connessi alla struttura anatomica del muscolo ma alla funzione del movimento coinvolto. In questo caso, poiché il movimento base del diaframma è il respiro, risulta evidente che il blocco no riguarda ovviamente la funzione della respirazione ma una alterazione nel flusso naturale del respiro che comporta una scissione tra la parte alta e la parte bassa del corpo con una difficoltà a connettere ed integrare le emozioni viscerali con le emozione della regione del cuore.
Spesso si accompagna con una eccessiva tolleranza alla frustrazione e una altrettanto eccessiva difficoltà ad abbandonarsi al piacere, alla gioia, alla sessualità. Dal punto di vista emotivo si esprime con una vulnerabilità all’ansia.
Il blocco addominale e quello pelvico
E’ una tensione che comporta una difficoltà di abbandonarsi alle emozioni che vengono vissute come potenzialmente pericolose e si accompagna con una difficoltà a livello della sessualità e con contrazioni nella zona del bacino. Insieme al blocco pelvico realizza una difficoltà all’abbandono alle sensazioni autentiche della sessualità, vissute sempre con distanza o insicurezza.
Nessuno di questi blocchi descrive, ovviamente, la complessità della nostra realtà umana. Né delle esperienze che noi viviamo quotidianamente. Tutti però offrono degli spunti per comprendere che spesso, dietro alla nostra difficoltà al cambiamento sta qualcosa che non passa dalla mente, ma parte dal corpo e poi arriva alla mente.
Se non percorriamo questa strada regia, la strada dell’umiltà che parte dal basso per arrivare all’alto, rischiamo di non comprendere la base delle nostre difficoltà.
© Nicoletta Cinotti 2014