Quando parliamo di intimità facilmente pensiamo all’intimità della relazione a due, quella dell’amore o della famiglia.
L’intimità è il terreno su cui cresciamo come esseri umani, per questo non può essere limitata ad una cerchia ristretta. Se funziona, l’intimità è come un sasso che, gettato nell’acqua, fa cerchi via via più lontani, diffondendo il movimento dal centro alla periferia.
La nostra intimità più stretta diventa così motore dell’intimità in sfere progressivamente più ampie della nostra vita.
Quando l’intimità più stretta non funziona, non possiamo partire dal centro. In quel momento il nostro centro è troppo difeso e oscuro, protetto o congelato. E’ necessario partire dal cerchio più esteso, quello delle persone che “non amiamo” e con le quali condividiamo però molto. Può essere il gruppo di persone – reale o virtuale – con il quale pratichiamo. Possono essere le persone più lontane con le quali però, sentiamo la fiducia e l’apertura sufficiente per la palestra dell’intimità. E, come dice la poesia della Szymborska “dobbiamo molto a quelli che non amiamo” perché progressivamente riportano la fiducia al cuore dell’intimità.
Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro. La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.
Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l’amore non può darlo,né riesce a toglierlo.
Non li aspetto dalla porta alla finestra. Paziente quasi come una meridiana, capisco ciò che l’amore non capisce, perdono ciò che l’amore mai perdonerebbe. Wislawa Szymborska
Pratica del giorno: Self compassion breathing
© Nicoletta Cinotti 2014 Meditazione e poesia