Il corpo tra bioenergetica e mindfulness

Il ruolo della consapevolezza corporea nella mindfulness è centrale e ha avuto un merito: dimostrare che senza il corpo nessun cambiamento è possibile. Una affermazione che in bioenergetica era presente fin dall’inizio ma che rimaneva una affermazione di fiducia basata sui risultati personali ottenuti in psicoterapia. Niente “evidence based” per un approccio – quello bioenergetico – che spesso ha suscitato molti dubbi per il ruolo centrale degli aspetti espressivi.

Nella mindfulness l’aspetto espressivo è successivo alla esplorazione e al radicamento nella consapevolezza corporea. Non solo, infatti, c’è l’osservazione della percezione del respiro e delle sensazioni fisiche ma ci sono esperienze corporee in movimento come la meditazione camminata e il lavoro corporeo (spesso il mindful yoga).

Nella tradizione theravada, da cui la pratica di mindfulness deriva, la consapevolezza del corpo è la prima delle tre basi del Satipatthana Sutta (sensazioni, coscienza e oggetti mentali) un oggetto di osservazione relativamente più facile che si sviluppa nella quattro posture del corpo: in piedi, in cammino, seduta, sdraiata.

La consapevolezza mediata dal respiro

La consapevolezza è mediata dall’attenzione al respiro, una attenzione in grado di attivare processi di risposta parasimpatici, ossia tranquillizzanti. Tutto il processo è focalizzato sul tornare ad una percezione separata dai processi di valutazione cognitiva, una posizione osservativa delle proprie emozioni; notando le basi sensoriali e i loro oggetti ci manteniamo – o cerchiamo di farlo – alla pura e semplice attenzione.

All’inizio l’esperienza è globale, indifferenziata: rallentando e ripetendo l’esperienza di osservazione del respiro iniziamo ad affinare la capacità di cogliere le sfumature e portiamo la nostra attenzione al processo e al momento per momento del processo.

Il respiro non è più percepito come un atto unico che si ripete ma come un processo diverso respiro dopo respiro. Lo stesso avviene per la consapevolezza delle sensazioni fisiche, del dolore e della tensione. Il processo, l’osservazione del processo, include anche l’osservazione dell’impulso – al movimento o all’azione – in uno stare nella consapevolezza che renda il più possibile padroni di ciò che avverrà successivamente. Azioni che, nascendo dalla percezione ricca di sfumature delle sensazioni, sono radicalmente nuove, rispetto ai modelli abituali di risposta basati spesso su pattern inconsapevoli.

Il ruolo del corpo in bioenergetica

Il ruolo del corpo e del respiro nei processi di consapevolezza di sé è centrale anche in bioenergetica, ed è considerato una delle tre colonne del Sé corporeo insieme alla padronanza e capacità espressiva.

Consapevolezza di sé vuol dire consapevolezza del corpo. L’individuo che è consapevole di sé è in contatto con il proprio corpo, percepisce quanto accade in ogni parte del corpo ed è, in altre parole, in contatto con se stesso. Sente il fluire delle sensazioni associate con il respiro, ovvero percepisce un fluire corporeo. Ma avverte anche le proprie tensioni e contrazioni, dato che nessuno ne è del tutto libero. L’individuo che perde questa consapevolezza ne risente a livello della propria coscienza di sé, perché si rende confusamente conto di qualcosa di sbagliato che non capisce (…).Nella persona non consapevole ci sono zone del corpo prive di sensazioni e perciò assenti alla coscienza.(…). Tutti sanno di averle ma non le percepiscono come parti vitali del proprio corpo. Questa mancanza di consapevolezza indica che la persona ha perduto la visione globale della funzione di queste parti del corpo di cui non è consapevole. (Lowen, 1965, p. 102)

La consapevolezza quindi è in relazione con la percezione corporea e con il respiro: una sostanziale concordanza con l’approccio mindfulness, e con il lavoro corporeo in movimento dei programmi MBSR. Con una sfumatura in più: in bioenergetica la consapevolezza corporea è la base perché ci sia anche la consapevolezza delle proprie emozioni. Le contrazioni croniche che formano l’insieme delle nostre difese emotive producono una riduzione nello spettro delle emozioni che proviamo. Ci lasciano più poveri emotivamente ed è solo il recupero della coordinazione della consapevolezza – anche delle nostre limitazioni – che ci restituisce la pienezza delle sensazioni. Senza consapevolezza corporea le nostre emozioni si travestono da pensieri e attivano processi rimuginativi. Infatti Lowen sottolinea come la consapevolezza di sé non sia solo legata allo sciogliersi delle tensioni attraverso il lavoro corporeo. Lo sciogliersi della tensione serve perché il muscolo abbia una coordinazione globale nel movimento, restituendo una percezione.

La consapevolezza corporea nei programmi MBSR e MBCT

Nei programmi MBSR e MBCT la consapevolezza nasce da esercizi come il Body Scan, la meditazione camminata e il lavoro corporeo. In questi programmi l’attenzione è focalizzata sulla consapevolezza momento per momento del processo in corso. Questo tipo di lavoro sulla consapevolezza corporea è arricchito e sostenuto dalla pratica della meditazione.
Ma che cosa cambia se invece che fare mindful yoga facciamo bioenergetica?

Se la mindfulness si unisce alla bioenergetica

Cosa succede se utilizziamo il lavoro corporeo bioenergetico con la pratica di  mindfulness? Succede che non solo la nostra consapevolezza corporea è più ricca ma andiamo al di là della tensione che oscura i dettagli della nostra esperienza e l’energia che si libera con lo scioglimento della tensione muscolare diventa energia disponibile per la pratica. Le tensioni infatti non trattengono solo le  emozioni: rendono la nostra energia più instabile e la nostra attenzione più dispersa. Nel momento in cui il processo corporeo supera una certa soglia d’intensità diventa più facile essere ancorati al corpo e al respiro.

Ogni movimento del corpo nel momento in cui viene percepito produce una sensazione e un pensiero(…) I pensieri sorgono quando un movimento è percepito e interpretato in termini di processo mentale, visivo, uditivo o simbolico così come è stato immagazzinato in precedenza nella mente. Alexander Lowen

Quando siamo consapevoli, la nostra attenzione è focalizzata sull’esperienza e abbiamo meno bisogno di sfuggire o reagire alle esperienze spiacevoli. Per fare questo è necessario dare alla nostra mente, che per sua natura è abituata ad essere molto sensibile agli stimoli, un ancoraggio. Questo ancoraggio, utile sempre, è indispensabile quando siamo occupati o preoccupati da troppi pensieri e il corpo, la base della nostra stessa esistenza, è sempre a nostra disposizione per una esplorazione che ha il vantaggio di aumentare la nostra consapevolezza.

Affermando la connessione tra pensieri e sensazioni Lowen ci ricorda una volta di più come, per poter cambiare la nostra mente, sia necessario tornare, con consapevolezza al corpo e ai processi corporei.

© Nicoletta Cinotti 2019

 

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