Il sole ha, d’estate, un posto irruente, superbo.
In mezzo al cielo vivido di azzurri insolenti.
Nel temporale d’agosto si nasconde,
per uscire poi a far brillare sentieri,
asfalti e foglie.
Sta a ridersene di oasi frondose, di acque accoglienti,
pronto ad assalire, fiera acquattata, se t’azzardi a lasciare freschi ripari.
È in inverno che diventa mio.
Quando sbuca tra nuvole colme
tentando di scaldare ancora.
Quando offre egli stesso tiepido riparo
e non rincorre più né scaccia ombre.
Quando sta, fermo e quieto, ad osservare strade,
vuote o abitate, pur sempre percorse.
Cristina Fiore