Una delle metafore più usate per la trasformazione spirituale è quella del bruco nel bozzolo. Il risveglio avviene nel momento in cui il bruco realizza che è il momento per andare oltre e trasformarsi in una bellissima farfalla che vola in libertà. È una metafora molto utile, sia personalmente che come specie visto che noi viviamo in una specie di bozzolo formato dai nostri pensieri e dai nostri comportamenti egoici. Un bozzolo che ci è necessario nei primi stadi dello sviluppo ma poi arriva il momento di andare oltre.
Se non lo facciamo il bozzolo comincia a creare una pressione che ci lascia via via sempre più compressi perché siamo in un luogo troppo piccolo per il nostro spirito in crescita. La pressione che avvertiamo ci ricorda che abbiamo la possibilità di cogliere questa opportunità e uscire all’esterno. Altrimenti, se non lo facciamo, corriamo il rischio di una stasi del nostro sviluppo.
Per noi esseri umani uscire dal bozzolo non è un evento unico. Siamo continuamente chiamati ad uscire dal nostro bozzolo: il bozzolo delle nostre illusioni, il bozzolo delle nostre convinzioni limitate e dei comportamenti che ci tengono piccoli. È un processo continuo che ci permette di entrare in contatto con una realtà più ampia.
È qualcosa di simile al cambiare pelle: ogni volta che lo facciamo ci sentiamo più esposti perché la pelle nuova è più porosa della vecchia pelle ma permette più contatto, più flusso e un maggior senso di vulnerabilità.
Così vorrei riprendere una frase che ho sentito recentemente dal poeta Mark Nepo, che amo. Descrive il cambiare pelle come il “prendere un rischio squisito”
Ogni volta che usciamo dal confine ordinario della nostra realtà per entrare in contatto con qualcosa di più ampio, entriamo in contatto più pienamente con la vitalità ma questo consiste anche nel prendere un rischio squisito. Mi piace la parola squisito perché è connessa ad una qualità di bellezza, eccellenza, sensibilità e responsività. Squisito. E poi il rischio che è esporsi a qualcosa di pericoloso e ad una perdita. Vogliamo lasciar andare la nostra esperienza passata, quella che ci dava una certa misura di comfort, di sicurezza e cambiarla con qualcosa che è più straniero e più vitale. Questo è un rischio squisito.
Fondamentalmente percorriamo il sentiero del rischio squisito ogni volta in cui vogliamo essere pienamente presenti. È questa presenza non condizionata, che nasce dall’incontro aperto con ciò che è presente, il nostro rischio squisito.
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