Quando, lavorando con un paziente incontro un blocco profondo, nella stanza cala un silenzio irreale. Un silenzio che assomiglia ad un buco nero che assorbe l’energia di tutto ciò che sta attorno.
E’ il silenzio del lutto. Il lutto che produciamo quando mettiamo a tacere parti di noi. Questo zittire noi stessi e gli altri è una delle ferite peggiori.
Così diverso dal silenzio della quiete.
Questo è un silenzio assordante.
Allora respiro, rendo dignità a quel profondo dolore e aspetto che riprenda un suono. Il suono del respiro, a volte il suono di lacrime sommesse. A volte le parole di un racconto.
Quelle parole e quel suono riparano quella ferita e le restituiscono vita.
Pratica del giorno: Oggi proviamo ad ascoltare le parti zittite della nostra vita