Sono cresciuta con l’idea che ci siano cose dalle quali si impara e altre dalle quali non si impara. Siccome tendo ad avere una visione personale, ho sempre pensato che gli errori siano le cose dalle quali si impara e che le cose fatte bene non abbiano molto da insegnarci. Insomma avevo una certa tendenza a mettere la spunta su ciò che sapevo fare e ad andare avanti come se l’argomento fosse chiuso. Ad andare avanti con il pilota automatico su tutto quello che già conoscevo. Ovvio che poi mi annoiavo.
La prima cosa che ho imparato dalla mindfulness è stata che si impara da tutto. Da quello che abbiamo fatto bene – e che non merita di essere fatto con il pilota automatico solo perché lo sappiamo già fare – a quello che invece ci fa faticare perché non siamo per niente esperti. L’idea di imparare da ogni cosa per me è stata entusiasmante: ho sempre pensato che imparare sia una gioia, una delle cose più belle che possono succederti. Ho finito per innamorarmi, equanimamente, di tutti i miei insegnanti. Tutte le persone che mi hanno insegnato qualcosa si sono guadagnati la mia gratitudine perenne. Come se la mia vera professione fosse la studentessa. Quindi quando ho iniziato a vedere che potevo imparare anche da me stessa, dalle cose quotidiane, dai momenti di vita reale e non solo dai libri, è come se avessi espanso la possibilità di essere felice con poco. Anzi ho scoperto che il poco, il minimo, poteva essere tanto, tantissimo. E che la mia visione personale – quella che mi faceva sentire un po’ anomala – era importante per dirigere l’apprendimento. Ho anche scoperto che imparare, essere disponibili ad imparare da ogni cosa richiede la disponibilità a modificare il proprio punto di vista: non consente automatismi ma regala presenza.
La vera scoperta però è stata rendermi conto che le emozioni difficili, quelle che mi impegnavo a trasformare, non cambiavano fino a che non avevo accolto la loro presenza. Anche loro sono diventate qualcosa da cui imparare. I bambini accettano di sporcarsi per giocare. Ecco le nostre emozioni difficili sono come l’erba che rimane appiccicata sui pantaloni, come il fango nel quale sei finito correndo. Sono come una pietra grezza, non ancora tagliata.
Quando i diamanti vengono estratti non sono così luminosi. Sono grigi, opachi. Grosse pietre delle quali è difficile intravedere la bellezza. Poi vengono tagliate ed è il taglio che le fa risplendere. La nostra anima è come un diamante grezzo. Ogni volta che impariamo dall’esperienza aggiungiamo una sfaccettatura e una possibilità di risplendere. Ogni volta che impariamo una lezione dalla vita aggiungiamo una possibilità di luce al nostro diamante.
La mindfulness è questo: aggiungere luce.
Se coltivi la consapevolezza, non c’è una sola esperienza della tua vita che non possa insegnarti qualcosa, rispecchiando la tua mente e il tuo corpo. Jon Kabat Zinn
Pratica di mindfulness: La consapevolezza del respiro
© Nicoletta Cinotti 2019 Serata di presentazione del protocollo MBSR
Photo by Nareeta Martin on Unsplash