Veniamo da un secolo e poco più di psicologia, per cui possiamo dire che siamo ancora relativamente giovani. A dire la verità se consideriamo la possibilità di imparare dall’esperienza siamo giovanissimi – cinquant’anni o poco più! Perché all’inizio abbiamo creduto, noi psicologi e, di conseguenza, anche chi curavamo, che la cosa importante fosse attribuire il giusto significato agli eventi. E fare sempre la cosa giusta in base ad una legge generale, meglio se una legge psicologica (ma anche morale andava bene lo stesso). Così i primi 70 anni circa li abbiamo passati ad interpretare e più interpretavamo e più ci sentivamo bravi. O meglio noi ci sentivamo bravi ma i nostri pazienti non si sentivano tanto bravi perché spesso le interpretazioni ci fanno sentire semplicemente sbagliati, stupidi o inadeguati.
Poi abbiamo cominciato a credere che sia possibile imparare dall’esperienza invece che dalla teoria e allora la musica è cambiata. Abbiamo fatto la strada inversa e abbiamo cominciato a lavorare perché il significato nascesse dall’esperienza e non dalla teoria. Perché ti racconto tutto questo? Perché la lontananza che abbiamo costruito dalla nostra esperienza è ancora oggi la maggior fonte di dubbio e disagio personale. Non ci fidiamo di quello che sentiamo ma ci fidiamo – sbagliando assai – di quello che pensiamo. Eppure il significato vero e il cambiamento vero può nascere solo a partire da quello che sentiamo perché noi possiamo pensare qualsiasi cosa e credere a qualsiasi teoria e i nostri pensieri hanno sempre ragione. Invece quello che sentiamo ha una qualità più radicata nell’azione. Ha più intimità, ha il nostro sapore e la nostra storia. In fondo praticando facciamo solo questo: torniamo indietro dal mondo delle idee al mondo delle sensazioni. Non crediamo che tutto quello che sentiamo sia “giusto”. Non crediamo che tutto quello che sentiamo sia sbagliato: esploriamo per tornare alla radice dell’intimità, in quel luogo dove comprendiamo dall’interno il significato di quello che accade. in quel luogo dove possiamo dire che siamo a casa. Siamo a casa perché quel luogo è il corpo e non la teoria di qualcun altro. Torniamo a casa perché esploriamo gli ingredienti base della nostra vita.
E, infine ci riprendiamo il potere: non sono più gli esperti a comandare ma siamo noi i veri esperti di noi stessi e gli esperti devono solo darci gli strumenti del conoscere. Strumenti delicati, raffinatissimi e all’avanguardia, ecologicamente sostenibili. In pratica il nostro respiro, il miglior strumento vitale di sempre!
Meditazione non vuol dire estraniarsi dal mondo. significa vedere le cose chiaramente e assumere deliberatamente posizioni diverse rispetto ad esse. Jon Kabat-Zinn
Pratica di mindfulness: La consapevolezza del respiro
© Nicoletta Cinotti 2021 Il protocollo MBSR