Ci sono delle distanze che possiamo misurare in senso lineare. Possiamo chiedere ai nostri navigatori la distanza tra dove siamo e dove dobbiamo andare e avere il conforto del chilometraggio, del tempo di percorrenza, scegliere con quale mezzo procedere verso la destinazione. Può guidarci passo passo e a volte, per strada, sento dei navigatori che parlano dalla borsa delle persone come se le guidassero verso luoghi sicuri di salvezza.
Ci sono distanze però che non sono misurabili a metri e nemmeno a centimetri perché ti senti distante anche quando sei vicino. Ti senti solo anche quando sei in compagnia. Sono distanze che non hanno una geometria definita. Le riconosci a naso: capisci subito se qualcuno si sente distante ma non riesci a raggiungerlo tanto facilmente. Senti subito l’odore della solitudine e capisci anche quanto è stagionata.
C’è la distanza di chi si sente diverso e vorrebbe essere uguale. La distanza di chi si è sentito abbandonato quando voleva stare in compagnia. La distanza di chi cerca ma vorrebbe, invece, essere cercato. Per nessuna di queste distanze, al momento, esistono mappe certe e navigatori sicuri.
Esiste la possibilità di riconoscere che, in qualsiasi luogo sia la nostra distanza, ha sempre una possibilità che la rende meno isolata: la possibilità di essere presenti. Presenti agli altri, presenti con sé stessi. Forse la distanza è la crisi quotidiana della presenza. Quando non siamo presenti, nessun luogo è vicino. Allora per tornare vicini abbiamo solo bisogno di tornare da quell’altrove in cui ci ritiriamo quando la nostra mente vaga. Solo la presenza e il contatto permettono di tornare.
E di tutto questo coglierò il silenzio, dell’indicibile e dell’inaudito, che è il suono di ciò che è utile. Felice Di Lernia
Pratica di mindfulness: Il panorama della mente
© Nicoletta Cinotti 2019 Il protocollo MBSR
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