La nostra mente è un grande rilevatore di sicurezza. La prima domanda che – a volte inconsapevolmente – ci facciamo quando arriviamo in un luogo è “Sono al sicuro?” “Ci sono pericoli?”, “Posso fidarmi?”.
Questo bisogno di sicurezza è così profondo che è uno degli interruttori quotidiani del nostro sistema di difese, fisiche e mentali. E’ quello che ci fa temere l’inizio della settimana e ci fa sognare il venerdì. Come se vivessimo in una specie di giungla in cui corriamo pericoli di ogni tipo.
E’ per questo che Lowen parla di una fiducia, anzi di una fede, come sentimento corporeo e non come ideale.
La nostra fiducia diventa corporea quando ci permette di abbassare le tensioni muscolari per offrirci una nuova apertura alla vita, e alla connessione.
Quando la fiducia non è basata su un senso di connessione con gli altri, sull’apertura, è solo un’idea, solo un’ideale e spesso questo ideale diventa uno strumento di battaglia contro qualcosa o qualcuno.
Quando la nostra fiducia è un sentimento corporeo permette che il nostro controllo si abbassi, che il volume delle nostre domande sulla sicurezza si dilegui e lasci posto al suono del nostro respiro. Un respiro che, in condizioni di pericolo, diventa silenzioso. In condizioni di sicurezza diventa il suono dell’onda della nostra vitalità.
La fiducia deve essere definita come quello stato di apertura e libertà che permette il flusso dell’eccitazione naturale nel corpo. Alexander Lowen
Pratica di Mindfulness: La consapevolezza del respiro
© Centro Studi Mindfulness e Bioenergetica
Nicoletta Cinotti 2015
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