Il protettore distaccato, con cui ho parlato ieri, non è solo. Ha diversi aiutanti che entrano in campo nelle diverse situazioni.
Il suo preferito è una specie di superwoman perfezionista. Tanto lui si ritira ed evita di mettersi in gioco e di stare nella mischia, tanto lei riempie ogni spazio di impegni, azioni, lavori e attività. La chiamo Wonder, la donna delle meraviglie. Faccio fatica a dialogare con lei. Il protettore distaccato in fondo è come un vecchio Papà troppo protettivo, un po’ demodé ma buono. Wonder invece è come un kamikaze, rischia di non sentire ragioni e di andare sempre dritta alla meta: riempire ogni spazio.
Devo convincermi per superare la naturale antipatia che provo per lei, ma parlare con il protettore distaccato senza parlare con lei è impossibile: sono le due facce della stessa medaglia
Così eccomi qui, di mattina presto, prima che la sua agenda si apra e i mille impegni si realizzino, a parlare con lei. A chiederle perché tutta questa ipercompensazione. Strano a dirsi ha la stessa paura del protettore distaccato: ha paura di sentire. In particolare ha paura di sentire il vuoto. Ha paura del dolore che nasce dal cambiamento che non controlla. Vederla così, nuda dietro la sua agenda piena, non può che suscitarmi un grande desiderio di comprensione e compassione. In fondo tutti temiamo il vuoto, tutti temiamo l’imprevisto. E lo combattiamo con la missione di riempire ogni spazio.
Poesia del giorno. C’è una solitudine dello spazio
Pratica del giorno: La meditazione della montagna
© Nicoletta Cinotti 2014 Mindfulness e bioenergetica