La mia recensione di oggi mira a sfatare un mito: che la poesia sia lirica. Non sempre lo è. Anzi come dicevo qualche settimana fa, citando Marianne Moore, la poesia è giardini immaginari con rospi veri dentro. I rospi di Ocean Vuong saltano con estrema efficacia.
È un poeta giovane – ce ne stupiamo come se la poesia fosse roba da vecchi – eppure incredibilmente maturo. Di origine vietnamita, ha imparato a scrivere in inglese a 11 anni. Sua madre, invece, non ha mai preso possesso di questa lingua straniera. In Italia ci sono tradotti il suo romanzo d’esordio, “Brevemente risplendiamo sulla terra” e un libro di poesie. Il suo romanzo è una lettera alla madre. Una madre che alternava scoppi d’ira violenti a una profonda tenerezza. Little Dog, la voce narrante, descrive tutto senza note di biasimo, solo con note di realtà in cui il linguaggio è come una lama.
A volte, quando non ci penso troppo, mi viene in mente che una ferita è anche il punto in cui la carne rincontra sé stessa, chiedendo all’altra estremità, dove sei stata?
Il libro che raccoglie 35 poesie è “Cielo notturno con fori d’uscita”, Poesie che raccontano la guerra in Vietnam e la violenza della realtà in cui è vissuto. Racconta la sua omosessualità, con assoluta aderenza alla realtà vissuta, in cui il corpo è “l’unica domanda che una risposta non può spegnere”
©www.nicolettacinotti.net Per la Rubrica “Addomesticare pensieri selvatici”