Qualche giorno fa leggevo un articolo su National Geographic. Parlava del rischio di estinzione dei ghepardi. Una specie che è stata protetta con l’inclusione nei parchi nazionali. E il rischio d’estinzione, paradossalmente, è dovuto anche a questo. Non possono aumentare il numero di animali all’interno dei parchi per ragioni di equilibrio dell’ecosistema e, fuori dai parchi, i ghepardi non sanno più sopravvivere.
Hanno imparato troppo velocemente il vantaggio della protezione e così finiscono per essere vittime di altre cause ambientali. Una delle ragioni della loro estinzione è anche una modificazione avvenuta nell’erba della savana dove è aumentata la presenza di rovi. I rovi li feriscono e diminuiscono il cibo disponibile innestando così una specie di loop: o imparano a distinguere meglio i rovi, senza ferirsi, o rischiano l’estinzione.
Queste mutate condizioni ambientali – nella storia biologica del mondo – sono quelle che hanno prodotto i cambiamenti darwiniani. Sopravvivevano gli individui delle specie più adatti alle mutate condizioni ambientali replicando così le loro caratteristiche nelle generazioni successive. Niente biasimo. Solo cambiamento evolutivo. In questo modo ci siamo trasformati. E le specie viventi, noi inclusi, sono diventate quelle che conosciamo. Su queste basi continuiamo a trasformarci. Non sappiamo se diventeremo meglio o peggio – e nemmeno se l’amato criterio del miglioramento abbia un senso – ma l’evoluzione non si è fermata. È andata avanti per adattarsi alle mutate condizioni ambientali. Il nostro desiderio di avere e offrire protezione ci porta a biasimare le condizioni di cambiamento che, spesso, sono una vera e preziosa occasione di crescita per ognuno di noi.
Abbiamo la possibilità di essere consapevoli del cambiamento delle condizioni in cui viviamo. Abbiamo anche la possibilità di scegliere – in qualche caso – una condizione di crescita piuttosto che un’altra. E, in mezzo, ci lamentiamo. O biasimiamo la mutata condizione. Come se fossimo nati con la garanzia dell’immutabilità dell’ambiente in cui viviamo. Non è così. Le difficoltà che incontriamo possono anche essere viste come sfide evolutive. E l’eccessiva protezione che diamo ai nostri figli potrebbe renderli, come i ghepardi, troppo incapaci di adattarsi al cambiamento. E se invece li educassimo, e ci educassimo, ad imparare continuamente dalle mutate condizioni in cui ci troviamo? Se abbandonassimo il rimpianto verso il passato, per crescere imparando dalle nuove esperienze? Imparare e avere l’intenzione di imparare offre grandi vantaggi: il primo è che ci mette nel presente, il secondo che aumenta la nostra concentrazione. Il terzo, il più grande regalo che possiamo ricevere, arriva qualcosa di nuovo.
Niente di meglio che avere l’intenzione di imparare qualcosa per rimanere concentrati su ciò che facciamo. Molto spesso però agiamo perchè lo “Dobbiamo fare” e lasciamo andare la situazione di apprendimento. Possiamo imparare qualcosa di nuovo sempre, anche ripetendo la stessa identica azione. Tre tempi e un atto unico: il presente
Pratica di mindfulness: Addolcire, confortarsi, aprire
© Nicoletta Cinotti 2017 Verso una accettazione radicale Foto di ©Matteo Ferraro
Evento correlato: Mettere le intenzioni: gruppo residenziale