Siamo dei sentimentali. A volte anche romantici. Così abbiamo la convinzione che l’importante sia voler bene. Meglio ancora amare. Poi scopriamo che non basta. Lo scopriamo quando le cose non vanno bene. Lo scopriamo quando malgrado la compagnia della persona che amiamo ci ritroviamo infelici a fantasticare una via di fuga. Allora ci domandiamo come mai, visto che tutti ci dicono che l’importante è volersi bene.

Sì, l’importante è volersi bene ma l’amore è una emozione che, vissuta in un lungo arco temporale, diventa un sentimento stabile che naviga nel mare tempestoso di tutte le nostre emozioni e, soprattutto, di tutti i nostri stati mentali. E gli stati mentali – quando agiscono inconsapevolmente – sono molto convincenti. Molto più convincenti di qualsiasi sentimento.

Dove impariamo ad amare

Le nostre relazioni precoci sono il luogo dove impariamo ad amare. Un luogo anche molto fisico perché la relazione d’attaccamento è definita dal nostro stile di contatto, dal nostro modo di cercare vicinanza e prossimità fisica. Le nostre relazioni primarie definiscono le regole che abbiamo per confortarci e consolarci quando qualcosa non funziona. Nello stesso tempo relazioni diverse ci permettono di fare esperienza diverse e di trovare quindi maggiori risorse dentro e fuori di noi. In ambito neuro-scientifico si ritiene che la relazione di attaccamento sia mediata da un neurotrasmettitore, l’ossitocina. Un ormone che regola le relazioni attraverso una diversa propensione al contatto, alla vicinanza e alla cura.

Questo ormone non è una esclusiva femminile: è prodotto quando siamo in una relazione affettiva gratificante, sia per un uomo che per una donna, e raggiunge il suo picco nelle prime fasi di allattamento. La presenza di ossitocina riduce l’attivazione delle risposte impulsive dell’amigdala mentre aumenta l’attivazione dell’insula e del giro frontale inferiore, parti del cervello deputate alle emozioni di affetto e di amore. Ma – c’è sempre un ma quando parliamo della variabilità umana – l’impatto dell’ossitocina diminuisce se siamo in presenza di una relazione rifiutante. Quindi, anche se amiamo, il fatto che ci siano elementi di rifiuto nella relazione fa dare una risposta diversa anche a livello dei neuromediatori. E, come sappiamo, tra una informazione positiva e una informazione negativa tendiamo a dare maggiore credibilità all’informazione negativa. L’amore quindi si nutre di accettazione ma cosa succede se amiamo qualcuno ma non l’accettiamo?

Quando amare non declina con accettare

Nelle fasi iniziali di una relazione si riattiva uno stato mentale simile alla simbiosi sperimentata con una buona madre. È questo che rende l’innamoramento così gratificante ed è questo stato “simbiotico” che ci aiuta a mettere le basi per un legame di attaccamento reciproco.

Prima o poi però la favola dell’innamoramento ha bisogno di trasformarsi in una storia d’amore. E qui arriva la nostra memoria. Se abbiamo avuto una difficoltà nel sentirci conosciuti e compresi saremo molto sospettosi nei confronti di tutti i segnali ambivalenti del partner e inizieremo a credere che siano segnali di pericolo. Una parte di noi continuerà ad investire nella relazione e un’altra parte inizierà a stare in guardia temendo una ripetizione delle storie passate. È così che il passaggio dall’innamoramento all’amore diventa uno dei periodi più fragili della nostra vita relazionale. È come uscire dal guscio dell’uovo primario e incominciare a guardarsi intorno: tendiamo a pensare che sarà sempre la stessa storia.

L’effetto degli stati mentali

Anche se l’amore è un sentimento, un’emozione ,non è l’unica motivazione che ci anima. Noi siamo convinti dai nostri stati mentali che guardano verso il passato per decidere cosa fare nel futuro. E se siamo incerti tra un’emozione che ci dice di andare in una direzione e uno stato mentale che ci dice di andare in un’altra direzione, scegliamo lo stato mentale nella maggioranza delle volte.

Ma cos’è uno stato mentale? Uno stato mentale è un mix di pensieri, sensazioni fisiche, sensazioni emotive che ci informa sull’opportunità di coinvolgerci o ritirarci. Lo stato mentale è influenzato dall’umore che si costruisce sulla base delle emozioni prevalenti nelle nostre giornate e “decide” se attivare o no le nostre difese. In caso di dubbio, le attiva. È così che, nel passaggio dall’innamoramento all’amore la nostra storia può precipitare nell’abitudine. L’abitudine non è data dal fatto che è sempre la stessa persona: è data dal fatto che noi rispondiamo sempre nello stesso modo. E che realizziamo un progetto che abbiamo in mente, prima ancora che entrare in relazione con la persona che abbiamo davanti.

Due armature che si incontrano

Il passaggio dall’innamoramento all’amore non è sincrono: procediamo diversamente a seconda del nostro carattere e del nostro desiderio di stabilità. Più desideriamo stabilità e più abbiamo fretta di passare alla fase – falsamente più sicura – dell’amore. In ogni caso, quando entriamo in una relazione quello che si incontrano sono le nostre difese. Un po’ comicamente potremmo dire che l’amore è…due armature che si incontrano! (e si scontrano). Perché ti racconto tutto questo? Perché abbiamo una via di uscita da questi schemi ripetitivi che non consiste nel trovare la fatidica anima gemella ma consiste nell’essere consapevoli di quello che ho descritto. Consapevoli del ruolo della memoria nelle relazioni. Consapevoli dello stato mentale. Dobbiamo cambiarli? No, la consapevolezza basta per aprire uno spazio di pausa, una riflessione, e scegliere in quale direzione vogliamo andare.

Che fare dell’idea che l’altro non va bene?

I secondi matrimoni sono più duraturi dei primi matrimoni. Perché? Perché abbiamo imparato dall’esperienza passata e siamo disponibili a riconoscere gli errori fatti nel passato e più disponibili a non ripeterli. In fondo è la dimostrazione che la consapevolezza aiuta. Allora è necessario cambiare partner? Non lo sarebbe ma a tutti piace avere un quaderno nuovo in cui i brutti voti, gli errori non siano ancora stati fatti. In fondo la separazione spesso è proprio questo: il momento in cui chiudi il quaderno pieno di errori. Riconosci quello che hai sbagliato e ti apri alla possibilità di non rifare gli stessi errori: per questo l’amore è una impronta di memoria!

© Nicoletta Cinotti 2019

Photo by Everton Vila on Unsplash

 

 

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