L’amore ci ricorda la vulnerabilità: quando amiamo qualcuno infatti – per quanto forti possano essere le nostre difese – si apre un varco.
Quel varco è meraviglioso, anche se lo temiamo: ci rendiamo conto che aumenta la nostra sensibilità.
In realtà la vulnerabilità della quale dovremmo preoccuparci non è quella dell’amore ma di quel punto in cui si sono assommate le ferite del passato. Me lo immagino come un interruttore e gli dò anche un nome: 2D (Deprived and Deserted: deprivato e abbandonato).
E’ di quell’interruttore che dovremmo occuparci perché quando si accende è capace di distorcere la realtà esterna e di aumentare la percezione del dolore.
Preoccuparci dell’amore invece è superfluo: ci apre e fa crescere. Abbiamo solo bisogno di distinguere la sensibilità dell’amore con la vulnerabilità delle nostre ferite passate – quella dell’interruttore 2D – per non lasciarci sfuggire molte cose dalla nostre relazioni. Cose che poi potremmo rimpiangere.
Così, prima di reagire a qualcosa che ha fatto una persona che amiamo chiediamoci: è sensibilità o vulnerabilità? Parla il mio interruttore o davvero sono stato ferito qui e ora? Perché l’amore ricorda la vulnerabilità ma in realtà è fatto del tessuto del presente.
Non siamo mai così privi di difese come quando amiamo. Sigmund Freud
Pratica di mindfulness: Cullare il cuore
© Nicoletta Cinotti 2015
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