Durante il protocollo è abbastanza consueto che qualcuno mi racconti la sua esperienza e, incuriosito mi chieda, “Perché mi succede questo”? Oppure “Come mai non sento il mio corpo?”.La logica dell’esperto sarebbe semplice: ti rispondo e ti dò una serie di ipotesi. Se sono intuitiva posso anche azzeccare la risposta giusta ma, in quel momento, abbiamo perso tutti e due qualcosa. Tu hai perso l’opportunità di fidarti della tua sorpresa e di esplorare con curiosità quello che sta succedendo, perché, mettendoti nelle mani dell’esperta, hai reso la tua esperienza qualcosa che non ti appartiene. E io, quando ti rispondo, ho perso una buona occasione per ascoltare con generosità senza interferire. (Oppure, come diceva più sinteticamente mia nonna, “Hai perso una buona occasione per rimanere zitta!”). Quando faccio la parte dell’esperta e tu la parte del paziente non ci facciamo un regalo: rinunciamo a fare quello che sarebbe necessario: per te fidarti della tua curiosità per passare dal guardare al vedere. Io accompagnarti con delle domande che sostengano l’esplorazione e che ti consentano di vivere la tua vita come un poeta per conoscerla come uno scienziato.

Non abbiamo bisogno di tanto per fare questo passaggio: pazienza e fiducia. La pazienza perché tutto ha un suo tempo e un suo ritmo ed è solo l’impazienza che non ci fa cogliere il momento della fioritura. L’attesa di conoscere, l’attesa di comprendere, l’attesa di sapere è come una gravidanza: lenta, fertile e profonda. Qualcosa si sta formando dentro di noi. Farlo uscire prima rischierebbe di compromettere tutto, proprio come succede quando un bambino nasce troppo presto: rischia la vita.

La fiducia ci serve per non mettere tutto nelle mani dell’esperto perché l’esperto è come Caronte, come Virgilio, deve essere una buon accompagnatore, una buona guida ma il viaggio rimane il tuo. Ti appartiene. Non costa niente di più e niente di meno che la tua vita. Caronte sceglie le anime da accompagnare all’inferno e non permette a quelle destinate al Purgatorio di sbagliare destinazione. Anch’io a volte devo intervenire per evitare errori di destinazione. per me niente è più prezioso che il tuo viaggio. Che il tuo viaggio possa essere lieve e profondo, ricco anche nei momenti di tempesta e che tu possa giungere a destinazione. In quel momento ci saluteremo ma non saremo separati: rimarremo sempre l’uno un frammento del viaggio dell’altro.

John Keating, il professore se “L’attimo fuggente” citando Walt Whitman, “O me o vita, domande come queste mi perseguitano. Infiniti cortei di infedeli. Città gremite di stolti. Che v’è di nuovo in tutto questo, o me o vita.” Risposta: “Che tu sei qui, che la vita esiste, e l’identità, che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso. Che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso.” Quale sarà il tuo verso?

Pratica di mindfulness: La meditazione dello specchio

© Nicoletta cinotti 2022 Teacher Training in Mindful Parenting

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