Per uscire dall’incantesimo dell’illusione e dal suo eterno ripetersi abbiamo bisogno di radicarci nella realtà attraverso il grounding; abbiamo bisogno di scegliere non solo sulla base di ciò che pensiamo ma includere anche quello che sentiamo. Un sentire che è “sentire corporeo”. Possiamo così cogliere il ”tradimento” che facciamo a noi stessi quando perseguiamo un’illusione. L’illusione che il futuro ci riservi quello che aspettavamo e che la nostra accettazione possa avvenire solo quando l’attesa dell’altro si sarà realizzata in un incontro. L’altro non è cibo per la nostra fame.
“Se nell’infanzia una persona ha subito una perdita o un trauma che mina i suoi sentimenti di sicurezza e accettazione di sè, proietterà nella sua immagine del futuro l’esigenza di un rovesciamento delle esperienze del passato.
Così l’individuo che da bambino fa esperienza del rifiuto si immagina il futuro come una promessa di accettazione e approvazione, la mente cerca di rovesciare la realtà sfavorevole e inaccettabile creandosi illusioni. Perde di vista la loro origine, che si situa nell’esperienza infantile, e sacrifica il presente alla loro realizzazione. Quanto più il trauma è grave tanto maggiore sarà l’investimento di energia nell’immagine o nell’illusione.L’energia dirottata sull’illusione o sullo scopo irreale non è disponibile per la vita quotidiana, per il presente. Risulta quindi menomata la capacità di far presa sulla realtà della propria situazione. (Lowen, Bioenergetica, pag. 156)” Be real not perfect: verso un’accettazione radicale. Link in Bio
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© Nicoletta Cinotti 2023