Dietro al nostro costante tentativo di migliorarci, dietro al nostro costante desiderio di elevazione sta un movimento – nascosto – di critica e condanna. Dirci che vogliamo migliorare significa dirci che, sotto sotto, pensiamo di non andare bene. Pensiamo di non essere abbastanza. È una prospettiva che nasce dalla logica della correzione e del rimprovero.
Non tiene in considerazione che dentro di noi risiede l’elemento più potente del mondo: un potenziale di crescita. Come un seme noi abbiamo delle potenzialità di crescita che hanno bisogno solo di essere riconosciute, coltivate, nutrite. E per farlo abbiamo bisogno di partire da dove siamo. Esattamente da quel luogo. Che è la nostra casa interiore. Praticando non facciamo altro che volgere lo sguardo verso casa. E mantenendo la pratica nutriamo e coltiviamo le nostre qualità originarie. A volte ci appaiono immerse nella confusione dei nostri pensieri. A volte sediamo quietamente perché siamo già lì, nel nostro giardino interno.
Se lottiamo per migliorarci nutriamo non i nostro vero sé ma la nostra immagine di sé. Può darsi che la renderemo lucida e brillante ma la forza della verità sarà sempre pronta a spettinare le cose. E a dirci che non c’è nessun luogo dove andare, solo dimorare nel luogo in cui siamo.
La nostra vera natura non è un qualche ideale al quale dobbiamo elevarci. È ciò che siamo in questo preciso istante. Ciò con cui possiamo fare amicizia e che possiamo onorare. Pema Chodron
Pratica di mindfulness: La meditazione del lago
© Nicoletta Cinotti 2016 Tornare a casa
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