L’irrequietezza è una condizione abbastanza frequente nella meditazione di consapevolezza. Il corpo è incapace di mantenere una posizione stabile, oppure rimaniamo fermi ma a patto di esercitare un continuo trattenerci dal movimento, con un impegno che prosciuga tutta la nostra energia.

Una definizione

Questa irrequietezza può essere definita come uno squilibrio energetico. Abbiamo un sacco d’entusiasmo, interesse o inspirazione ma non riusciamo ad ottenere la stessa quantità di calma, pace o la stessa capacità di lasciar andare che ci permetterebbe di avere un equilibrio.

camogliAlcune volte questa irrequietezza è più psicologica che fisica. Spesso emerge come un senso di insicurezza che ci è difficile controllare e che ci lascia bloccati. L’attività mentale prolifera cercando di superare questa insicurezza, magari attraverso l’organizzazione o la programmazione delle cose da fare.

L’irrequietezza psicologica

A volte sperimentiamo l’irrequietezza come un senso di colpa. E’ molto frequente che, nel corso della pratica, senza che ci sia stata una decisione o un programma, emerga una specie di inventario “morale” della nostra vita.  Appaiono così memorie di cose fatte in passato che hanno ferito noi stessi o gli altri, comportamenti che sono stati negativi. Come se fosse in atto una sorta di purificazione del nostro essere.

Il senso di colpa

Dobbiamo fare una distinzione tra questo senso di colpa e il rimorso. Il rimorso è una condizione in cui possiamo sentire il dolore per cose dette o fatte in passato, mantenendo una capacità di perdono nei confronti dei propri errori.

In questo caso, attraverso il rimorso, possiamo sperimentare una sorta di energia nuova e fresca e una determinazione ad andare oltre e superare questi episodi.

Il senso di colpa invece può essere definito come uno stato perdurante di odio nei confronti di se stessi che ci lascia completamente persi e assorbiti dal dolore per ciò che abbiamo fatto e completamente identificati con quel dolore. Come se nella nostra vita non ci fossero stati altro che errori. Spesso il nostro senso di identità collassa in quell’evento e possiamo ripeterci rimproveri come “ecco che tipo di persona sono” oppure “sono così e non c’è niente da fare”. Tutto questo dà una tremenda sensazione di irrequietezza, oltre ad essere uno stato mentale insano.

Nuova comprensione di se

Il sorgere di una nuova comprensione di noi e questo senso di purificazione rispetto al passato è un processo naturale. Quando siamo persi nel senso di colpa siamo persi nell’irrequietezza e nel passato. Un passato in cui possiamo giudicare con estrema severità anche fatti piuttosto semplici o insignificanti. Questo perché, anche grazie proprio alla pratica di consapevolezza, la nostra mente diventa molto sensibile

Come possiamo affrontarlo

Possiamo lavorare sull’irrequietezza in molti modi diversi. Qualche volta abbiamo bisogno di rendere le cose più semplici. Tornare al respiro, alle sensazioni legate al movimento, per esempio al singolo passo che facciamo nella meditazione camminata, senza pensare di dover avere chissà quali grandiose sensazioni meditative. Piuttosto abbiamo bisogno di trovare un modo per tornare presenti. E per essere semplici.

L’energia

L’irrequietezza è uno stato con moltissima energia e dobbiamo essere onesti quando parliamo di energia. A volte abbiamo bisogno di dissiparla perché averne troppa può essere abbastanza scomodo. L’attenzione può essere un modo per dissiparla. Quando abbiamo troppa energia anche il grounding può essere molto utile; per questa ragione fare una saggia alternanza di meditazione seduta e di meditazione camminata, magari a velocità più sostenuta, può permetterci di dissipare un pò l’energia in eccesso.

Altre volte possiamo lavorare con l’irrequietezza aprendo la consapevolezza, come se mettessimo il grandangolo alla nostra macchina fotografica. Se siamo irrequieti stringere il fuoco dell’attenzione è controproducente. Sentire il caos e la qualità stessa dell’irrequietezza, trasformandola così in un oggetto di consapevolezza, facendo noting, può dare sollievo. Dirci “questa è irrequietezza”, riconoscerla, accettarla, sentirla con compassione ci permette di coltivare una consapevolezza più ampia ed efficace. In fondo l’irrequietezza è solo uno degli impedimenti alla consapevolezza che può sorgere ed è abbastanza naturale in se e per se. Niente di più, niente di meno.

La natura dell’acqua

Per comprendere la natura dell’acqua dobbiamo guardare le onde, dice un proverbio cinese. Per comprendere la vera natura della nostra mente, della nostra esperienza, della nostra vita, dobbiamo guardare le onde dell’irrequietezza che la attraversano senza pretendere di appiattirle. Non possiamo controllare il loro sorgere, la loro frequenza e la loro forza. Sorgono perché sono parte della qualità della mente.

Se lavoriamo con tutte le diverse qualità che gli impedimenti alla consapevolezza portano, potremo arricchire la nostra comprensione di chi siamo. Sono fenomeni impermanenti, quando avvengono ci fanno soffrire. Ciò di cui abbiamo bisogno è riconoscere questa sofferenza con tenerezza, compassione e comprensione, per noi e per chi, come noi, le attraversa.

a cura di nicoletta cinotti

La copia di questo contenuto non è consentita

Iscriviti alla nostra newsletter ed unisciti alla nostra comunità.

Riceverai per 7 giorni un post quotidiano di pratica.

Poi potrai scegliere se iscriverti alla rivista Con Grazia e Grinta che esce ogni Domenica oppure alla Newsletter quotidiana con spunti di pratica e link a file audio di meditazione

I tuoi dati personali saranno tutelati  nel rispetto della privacy del GDPR e non saranno diffusi ad altri.

Subscribe

* indicates required
Vuoi ricevere
Email Format

Iscrizione Completata con Successo!