Tempo di valutazioni di qualità negli uffici e tempo di conclusione dell’anno scolastico a scuola. Il momento in cui, tradizionalmente siamo portati a paragonare i risultati. Il momento in cui l’ingiustizia delle differenze ci sembra più ingiusta e suscita rabbia e, qualche volta, piccole vendette.

C’è una modalità che molti genitori utilizzano per calmare la gelosia: pareggiare le differenze. Tanti biscotti prende Marco, tanti biscotti prende Patrizia. Sembra una strategia vincente, vista sulla carta, eppure molto spesso non funziona. Non funziona in ufficio, non funziona a casa perchè si basa su una logica di giustizia distributiva che afferma “siamo tutti uguali”.

Il problema vero è che non siamo tutti uguali, anche se questo può suscitare scandalo, siamo tutti diversi, tutti unici, tutti con bisogni personali. Avere tutti la stessa cosa non rende giustizia a questo sentimento di unicità e spesso non calma la competizione e non lenisce la gelosia. Eppure è una strategia tanto usata perchè ci fa sentire a posto, dà l’idea di aver fatto quello che era giusto. In realtà la vera differenza da pareggiare non nasce dal numero di biscotti. Il dubbio non è sull’avere ricevuto quanto ci aspettavamo. Il dubbio vero è sull’avere un posto sicuro nell’attenzione dell’altro.

Se non sentiamo di avere una base sicura, avere avuto esattamente quanto ha ricevuto l’altro non basterà a calmarci perchè non ci toglierà il dubbio di fondo. Rafforzare una logica di giustizia distributiva – a tutti la stessa cosa – alla lunga non è sostenibile perchè, effettivamente, non siamo uguali, e prima o poi questa differenza prenderà forma. Se davvero vogliamo la pace in ufficio, se davvero vogliamo la serenità in famiglia, non affrettiamoci a dare a tutti esattamente la stessa cosa. Insegniamo a tollerare le differenze, esprimiamo apprezzamento per le diverse qualità. Disegniamo un processo di crescita per ogni figlio, per ogni studente, per ogni persona, che tenga conto di quello che sono e non di quello che è – teoricamente – giusto. Non aspettiamo giugno per fare questo lavoro: iniziamo a settembre, durante tutto l’anno, a costruire una cultura che non è distributiva. Una cultura che ci fa crescere a partire dalle differenze. Allora potremo veramente dire ai nostri figli “non mi interessa di cosa fanno gli altri, mi interessi tu” e saremo creduti. Perchè non lo renderemo vero solo quando fa comodo a noi ma anche quando fa comodo a loro.

Alla fin fine, affrontare i problemi è solitamente l’unico modo per superarli. Jon Kabat Zinn

Pratica di mindfulness: Io sono qui

© Nicoletta Cinotti 2018 Radical Self expression 

Photo by Annie Spratt on Unsplash

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