Ieri ho fatto una piccola scoperta che riguarda la lamentazione. Non credo che sia piacevole sentire il lamento di una persona. Anche se possono esserci buone ragioni per lamentarsi è difficile stare nel lamento sia nostro che altrui.
in qualche modo vorremmo che finisse prima possibile e, a volte, per farlo finire cerchiamo una soluzione anche se è un problema che non ci riguarda, proprio perché stare di fronte al dolore è una sofferenza. Però non avevo mai considerato come mai mi lamento. Credevo che fosse un effetto naturale del dolore provato. Ieri, invece, per la prima volta mi è sembrato che non fosse così. Mi è sembrato che il lamento fosse, invece, una mancanza di capacità di confortarmi. Mi lamento nella speranza che qualcuno colga il mio dolore e lo consoli ma mi “dimentico” che posso consolarmi e che se mi consolo il dolore diminuisce e diminuisce anche la sofferenza che, come una seconda freccia, ci colpisce quando rifiutiamo quello che è accaduto.
Non dico che funzioni per tutti così ma questa intuizione personale mi è sembrata una svolta. Una di quelle svolte che rendono tollerabile quello che, fino a qualche momento prima, mi sembrava pesantissimo. Grata di questa scoperta ne è arrivata subito, a ruota, un’altra. Ci sono poche cose più democratiche del dolore. Prima o poi lo incontriamo tutti. Nessuno scandalo se arriva senza avvisare. Nessuno è immune e non ci sono vaccini ma solo analgesici. Confortarsi è un bell’esempio di analgesico!
Meraviglia dello stare bene
quando le formiche mentali
non partoriscono altre formiche
e si sta leggeri come capre sulla rupe
della gioia. Mariangela Gualtieri
Pratica di mindfulness: Cullare il cuore
© Nicoletta Cinotti 2022 Reparenting ourselves. Ritiro di bioenergetica e mindfulness