La scorsa settimana mi hanno fatto un’intervista e durante l’intervista mi hanno chiesto “Cosa pensa del multitasking di cui le donne sono state così orgogliose fino a qualche tempo fa?”
Non è stata la domanda sul multitasking a colpirmi ma l’accento sulla parola “donne”. È vero che molto spesso le donne si sono vantate del loro riuscire a fare più cose alla volta, Sono state orgogliose del loro essere performative e perfezioniste. Spesso è diventato una espressione comune del dialogo – banale – tra i sessi: le donne fanno più cose contemporaneamente e gli uomini una sola per volta.
Quello che le donne non dicono però è ciò che sta dietro il loro multitasking o quello che nasconde il loro perfezionismo. Nasconde il continuo bisogno di dimostrarsi adeguate. Di rassicurare se stesse e convincere gli altri che sono capaci. Gli uomini lo sanno e, qualche volta ci giocano sopra. Chiedi ad una donna di fare qualcosa e ne farà tre di cose. Per essere sicura di aver fatto bene.
Chiedi ad un uomo di fare qualcosa e ti farà quella cosa. Perché teme che farne una in più lo esponga troppo. Susciti critiche o rimproveri.
In fondo però abbiamo tutti la stessa paura: quella di scoprire che non siamo in grado. Uomini e donne nascondono questa paura in modo diverso: la paura è uguale. Le donne la coprono con l’iperattività. Gli uomini con i muscoli.
E se incominciassimo a dirci che va bene così? Proprio come siamo ora? Senza bisogno di fare il doppio per dimostrare di essere all’altezza (le donne)? Senza bisogno di fare il minimo sindacale per evitare problemi (gli uomini)? Se ci dicessimo che facciamo quello che possiamo perché, per i miracoli, non siamo ancora abilitati?
Al di là di ciò che è giusto o sbagliato, c’è un giardino. Ci incontreremo là. Rumi
Pratica di mindfulness: La classe del mattino
© Nicoletta Cinotti 2017 Verso un’accettazione radicale