C’è una frase che ripeto spesso durante le sedute di psicoterapia e durante i protocolli. La frase è “Come ti senti in questo momento? L’altro giorno un paziente mi ha preceduto e prendendomi in giro mi ha anticipato proprio questa stessa frase. Siamo scoppiati a ridere e abbiamo incominciato a parlare dell’effetto che fa a lui e del perché la faccio spesso. “All’inizio la trovavo un po’ difficile. Al di là del superficiale bene o male non sapevo andare oltre. Poi ho iniziato ad avere più informazioni che mi permettono di rispondere davvero a questa domanda apparentemente banale.”

“Alla fine ho imparato molte cose sul perché la fai ma non ho davvero capito il senso complessivo di questa domanda ripetuta.

Il senso complessivo

“Il senso complessivo?” Gli ho ripetuto rimanendo stupita. “Sì, il senso complessivo, avrà ben uno scopo più generale dal quale mi tieni escluso pensando che prima o poi arriverò a capirlo da solo”. “È vero, gli ho risposto, ha un senso complessivo ma dirtelo diventa uno spiegone. Forse sarebbe meglio parlare di te piuttosto che del mio spiegone”niente a fare – ha proseguito insistente – i tuoi spiegoni mi servono e mi permettono di appoggiare quello che facciamo in seduta in una rete di conoscenza.

Ho capito che non me la sarei cavata tanto facilmente e mi sono sentita esattamente come quando mio figlio, forse intorno ai 5 anni, iniziò a chiedermi, “raccontami tutto sulle malattie mortali”. La storia delle malattie mortali durò fino agli 8 anni poi, finalmente, riuscì a spostare la sua attenzione sui dinosauri e sulla loro estinzione e per me fu tutto molto più facile. Perché spiegare la verità – quando è una verità soggettiva e oggettiva insieme – è come andare sul ghiaccio. Inebriante e pericoloso insieme

Il percorso di apprendimento

Bene, io ti ho avvisato che sarebbe stato uno spiegone. Il punto è come impariamo. L’apprendimento è un processo che include diverse funzioni. Di solito siamo occupati da cosa impariamo. Adesso prova a spostare l’attenzione su come impariamo. Ti sorprenderai nel sapere che l’apprendimento è un processo in cui le emozioni hanno un ruolo rilevante. È praticamente impossibile memorizzare informazioni prive di risonanza emotiva. Il nostro cervello non spreca energia e risorse per informazioni emotivamente neutre perché non le giudica significative. 

Nel grafico sopra la freccia blu rappresenta l’apprendimento tramite pensiero e osservazione. La freccia verde il processo d’apprendimento che parte dalla sensazione per arrivare all’azione: è il processo che facciamo quando impariamo dall’esperienza

Smettiamo di essere binari: non siamo treni

Ad un certo punto sentiamo che abbiamo bisogno di cambiare e, per cambiare, abbiamo bisogno di entrare in  un processo di apprendimento. Questo processo richiede quattro passaggi: osservazione, pensiero, sensazione e azione. (Questo modello è stato descritto da Alice e David Kolb e lo trovi in Insegnare mindfulness: una guida di Rob Brandsma). Purtroppo pretendiamo di imparare solo attraverso l’osservazione e il pensiero separando le sensazioni e l’azione dall’apprendimento. Così ci ritroviamo nello stagno che si chiama “Ho capito tutto ma non cambia niente”. Ti sembra di conoscerlo quello stagno? ho chiesto al paziente (matematico illustre) che mi stava seduto di fronte e che dava segnali di risveglio. , mi ha risposto, ho un bungalow proprio sulle sue rive da circa trent’anni. “Ecco la ragione per cui hai preso dimora in quel posto: hai spostato tutta la tua attenzione ed energia sulla prima parte del processo d’apprendimento – pensare e osservare – e hai trascurato la seconda parte – sentire e agire. Non solo. Nel mondo del pensiero tutte le ipotesi possono apparire equivalenti. Nel mondo delle sensazioni no”.

Infatti, prosegue lui. So bene che la frutta mi fa bene e che fornisce vitamine ma posso mangiare solo le mele. Sento disgusto per tutta l’altra frutta. “Appunto, ho proseguito, alla fine le nostre scelte si basano sulle sensazioni. Non mangi ananas, banane, mirtilli o pere perché tutta la frutta fa bene. Mangi solo quell’unica frutta rispetto alla quale le tue sensazioni dicono, OK, questa va bene”.

Culturalmente però consideriamo le sensazioni e le emozioni ad esse collegate come cognitivamente irrilevanti perché separiamo il pensare dal sentire anche se è paradossale: se fossimo decerebrati non proveremmo emozioni.

A questo punto ho fatto una digressione – anch’io sono umana – questa distinzione attribuisce alle donne maggiori capacità di sentire e agli uomini maggiori capacità di pensare. È un’affermazione binaria che si basa su un pregiudizio e che non è sostenuta dalla neurobiologia: pensare e sentire sono insieme e dovremmo smetterla di essere binari.

 

Quell’omino della ragnatela

Si, qui poi c’è il problema della ragnatela, prosegue lui. Che ragnatela?gli chiedo interessata. L’autocritica, un ragno che tesse la sua tela negli angoli oscuri della stagnazione. Ecco bravo, capisco che ci stiamo avvicinando al punto centrale della conversdazione, veniamo al ragno e alla ragnatela. La ragnatela è molto più grande del ragno ed è fatta per catturare insetti che, non vedendola ci rimangono appiccicati. La nostra autocritica funziona così. Amplifica tantissimo l’effetto dei nostri pensieri e della nostra osservazione. Può renderli grande come metà della nostra vita. Noi ci rimaniamo impigliati e pensiamo di uscirne con la rimuginazione.

La rimuginazione è un altro processo di pensiero.Per uscirne l’unico modo è tornare a quello che sentiamo in quel preciso momento e lasciare che dalla nostra sensazione nasca la possibilità di scegliere un’azione che realizzi le nostre intenzioni e che non sia banalmente impulsiva.

Perché l’altro elemento della stagnazione è l’iperattività verso le “azioni con sforzo”. Le azioni con sforzo sono quelle che nascono dal Devo: devo mettermi a dieta, devo mangiare meno, devo magiare la frutta. Sono azioni che prima o poi falliscono perché non rispettano quello che sentiamo ma impongono quello che pensiamo.

Se vogliamo andare in una direzione futura che ci rappresenti è necessario alimentare anche la seconda parte del processo d’apprendimento: sentire e agire a partire dall’intenzione che nasce dalla sensazione. Per aiutare un’azione con intenzione invece che un’azione con sforzo abbiamo bisogno di trasformare in una esperienza pratica il nostro apprendimento. Ecco perché ti faccio fare lavoro corporeo e ti invito alla pratica di mindfulness: per schiodarti da un pensiero dogmatico e dominante. Voglio darti un’esperienza viscerale e non uno spiegone e invitarti a pensare al tuo corpo come ad uno degli strumenti per pensare.

Sentire di imparare non è pensare di dover imparare

Sentire di imparare è il più potente motivatore del mondo. È un modo per creare le condizioni è intervenire sull’ambiente fisico e relazionale che ci circonda. “Va bene, dammi delle regole,” A quel punto il matematico era piuttosto interessato e irrequieto. “Tre regole che mi aiutino a spostarmi sulla seconda metà del processo d’apprendimento e che mi permettano di lasciare in mio bungalow della stagnazione” (non ometto che in quel momento ho pensato che le regole non dovrei darle io, che detesto dare le regole ect ect ect). La prima regola è migliorare la capacità di riconoscere e nominare le emozioni in un clima sicuro che sia essere al sicuro e sentirsi al sicuro. Perché la verità è che abbiamo paura delle emozioni e abbiamo un sacco di pregiudizi al riguardo. La seconda è avere fiducia: quando esploriamo un territorio nuovo è importante avere fiducia in chi ci accompagna. La terza è far parte di un gruppo: l’idea che le buone idee vengono in solitudine è un’idea, a volte vera, a volte narcisistica. La nostra mente ha bisogno di aprirsi e la mente delle altre persone che vivono la nostra stessa condizione è un ottimo modo per aprire la mente e ammorbidire il cuore.

E basta con ‘sto ammorbidire il cuore!

Guarda ti seguo su tutto: ho fiducia in te. Ho fiducia nelle persone del mio protocollo. Sto imparando a riconoscere le emozioni ma perché devo ammorbidire il cuore? Sembra la pubblicità della Dixan o della pura lana vergine!

Perché tutto questo fa paura, gli ho risposto. Pensare e osservare lo possiamo fare anche rimanendo rintanati nella nostra comfort zone. Sentire e agire no. Fare un passo nuovo fa paura perché non abbiamo nessuna garanzia. Nello stesso tempo rimanere sempre nella stagnazione toglie alla nostra vita inspirazione e confidenza, intimità e affetto. Più esploriamo, più emergono idee nuove e creative perché sentire e agire con intenzione produce anche un cambiamento nel nostro modo di pensare. Così è necessario fare un passo e tornare a costruire fiducia e sicurezza prima di andare avanti. Per questo ti ho fatto lo spiegone: era il mio modo per darti sicurezza mostrandoti che so dove stiamo andando e fiducia. Adesso come ti senti?

Mi ha schioccato un sorriso e mi ha detto, tenero. Possiamo anche fare il cavalletto!

Aiutami a trovare il mio ragno critico nel corpo: ora sono pronto.

 ©Nicoletta Cinotti 2022

https://nicolettacinotti.net/eventi/mindfulness-e-psicoterapia-formazione-in-reparenting/

 

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