Quando parliamo del nostro desiderio di cambiamento spesso lo definiamo come se fossimo sempre spinti da un dolore o da una difficoltà. Certamente questa motivazione è forte dentro di noi.
Ne esiste però un altra, credo ancora più forte: è il richiamo della bellezza. Non intesa in senso semplicemente estetico. Siamo richiamati dalla nostra inclinazione verso ciò che è bello, vitale e grande. Più grande di noi. Non ho conosciuto nessuno privo di questa inclinazione.
Poi ci spaventa, ci fa temere di non averne le forze, le capacità. Eppure ci spinge nella nostra ricerca più ancora del dolore. È perché non riusciamo ad abbandonare questa inclinazione che ci protendiamo nel futuro. Solo così ci sembra tollerabile un presente che ne è privo.
E invece dico che dobbiamo cercare questa spinta nei nostri giorni presenti perchè solo questo ci offre la possibilità di realizzarlo nel futuro. Nessuna goccia di bellezza e vitalità deve andare sprecata. È lì che nasce il sentimento della gratitudine: dal riconoscimento del bello che già c’è. In noi, negli altri.
Sebbene è spento nel mondo il grande e il bello e il vivo, non ne è spenta in noi l’inclinazione. Se è tolto l’ottenere, non è tolto né possibile a togliere il desiderare. Non è spento nei giovani l’ardore che li porta a procacciarsi una vita, e a sdegnare la nullità e la monotonia. Giacomo Leopardi, Zibaldone, 1 ° agosto 1820
Pratica di mindfulness: La meditazione della montagna
© Nicoletta Cinotti 2017 Dimorare nel presente dimorare nel corpo Foto di ©Giulio GMDB