Cosa succede quando l’amore viene rifiutato? Credo che tutti noi abbiamo provato una situazione in cui, o con una persona che amiamo oppure con qualcuno con cui abbiamo una relazione professionale, ci siamo sentiti rimbalzati. Il termine è giusto: ti senti come se avessi lanciato una palla che non è stata raccolta per continuare a giocare insieme ma è rimbalzata su un muro. A volte succede semplicemente perchè l’altro non è interessato a giocare. A volte perchè non è interessato a noi.

Eppure questa sensazione di non essere accolti ma piuttosto rifiutati è una sensazione importante perchè chiude progressivamente il corpo. Nel momento in cui entriamo in relazione la parte anteriore del corpo si ammorbidisce, ci protendiamo e questa brusca risposta è come una doccia fredda che chiude il corpo improvvisamente. È un micro-trauma che rimane scritto per un po’ di tempo nella storia di quella relazione. Se seguono altri momenti di condivisione è presto dimenticato, altrimenti il corpo ricorda e trattiene quello shock. Lowen dice che l’amore, quando viene sistematicamente rifiutato, si trasforma in odio.

Odio è una parola grossa però è vero che proviamo avversione per chi ci respinge ed è un sentimento che va al di là dei ragionamenti possibili. Il danno non è immediato ma cumulativo e diventa qualcosa che è oltre noi: non riusciamo più ad avvicinarci

Così nelle relazioni – che siano d’amore o professionali – rifiutare non è indifferente. È un modo per coltivare problemi futuri. Per sciogliere l’avversione che il rifiuto suscita non ci sono tantissime strade se non quella di tornare al corpo e dare espressione alla sensazione rimasta congelata. Questo non significa necessariamente dire all’altro che cosa abbiamo provato ma dirlo a noi stessi. È la nostra indifferenza verso il disagio vissuto che trasforma un’esperienza di rifiuto – che accade inevitabilmente ogni tanto nella vita – in uno stato più costante di avversione. Non dobbiamo per forza esprimere all’altro la nostra emozione ma possiamo fare con noi quello che faremmo con un amico: ascoltare e confortare. La riparazione non è qualcosa che l’altro deve fare per noi: è ascoltare la nostra voce e confortare il nostro disagio. In prima persona.

In tutti i miei pazienti c’è un odio che deve essere espresso ma prima deve essere percepito e riconosciuto come risposta naturale al tradimento dell’amore. Quando il paziente percepisce profondamente questa ferita ed è consapevole del tradimento, propongo un esercizio espressivo. (…)Accettare l’intera gamma dei propri sentimenti, esprimersi, acquistare padronanza di sé, sono i cartelli indicatori lungo la strada che si percorre nel viaggio alla scoperta di sé. Alexander Lowen

Pratica del giorno: La consapevolezza del corpo oppure la meditazione FB alle 7.30

© Nicoletta Cinotti 2018 Radical Self expression

Photo simon-launay-268282-unsplash

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