Questa poesia è stata scritta a Mauthasen nel maggio del 1945 dall’architetto italiano Lodovico Belgioioso. La riporta Donatella Bisutti nel suo bellissimo libro “La poesia salva la vita” perchè racconta di come Lodovico, in campo di concentramento, si sia salvato ripetendo a memoria delle poesie e scrivendole a sua volta. La dedico a tutti quelli che condividono l’amore per le parole e a Philip Roth che diceva “Tutto quello che ho per difendermi è l’alfabeto: è quanto mi hanno dato al posto di un fucile”.
Mauthausen – Gusen, Maggio 1945
Ho fame, non mi date da mangiare,
ho sete, non mi date da bere,
ho freddo, non mi date da vestire,
ho sonno, non mi lasciate dormire!
Sono stanco, mi fate lavorare
sono sfinito, mi fate trascinare
un compagno morto per i piedi,
con le caviglie gonfie e la testa
che sobbalza sulla terra
con gli occhi spalancati…
Ma ho potuto pensare una casa
in cima a uno scoglio sul mare
proporzionata come un tempio antico
Sono felice: non mi avrete.
Lodovico Belgioioso