Non è insolito che le persone raccontino i ritiri, la psicoterapia, i gruppi come esperienze che li fanno stare meglio ma non sanno bene perché. Si portano a casa la sensazione di essere più sereni ma non riescono ad associarla a qualcosa di preciso.

Succede perchè abbiamo lavorato sulla mente sensoriale e non sulla mente narrativa. La mente narrativa è bravissima a trovare spiegazioni, associazioni. A formare teorie (la mia ha una teoria da sfoderare sempre: anche quando francamente non serve a niente!). La mente sensoriale, invece, non ha spiegazioni: ha solo sensazioni, percezioni, felt sense come dicono gli inglesi, un senso percepito di sé. Siamo abituati a pensare al benessere o malessere in termini di mente narrativa – sto bene (o male) perché è successo questo e quest’altro – ma, in realtà, la nostra mente è un continuo intreccio e dialogo tra mente narrativa (che parla ad alta voce) e mente sensoriale (che parla a sensazioni).

Non riusciamo a convincere la mente sensoriale a parole: possiamo farlo solo con una diversa esperienza percettiva. Così abbiamo voglia a dirci che non c’è nessuna ragione per star male. Se la nostra mente sensoriale ha un segnale di disagio attivo quelle rassicurazioni verbali non le faranno alcun effetto. E noi ci arrovelleremo inutilmente per cercare di capire perchè stiamo male senza apparente ragione. La ragione c’è ma sta nel corpo e noi la cerchiamo nel posto sbagliato o nel modo sbagliato (per esempio diventando ipocondriaci).

Quello che facciamo con il lavoro corporeo è parlare con la mente sensoriale. Darle uno spazio più ampio di ascolto. Un registro comunicativo che può transitare ma, soprattutto, una leva per il cambiamento. Così, mentre il corpo si apre, rilassa o esplora la tensione, la luce della mente sensoriale passa dal rosso (tensione) al verde (benessere) senza che la nostra mente narrativa abbia capito molto. Sappiamo solo che ha funzionato. Funziona tanto bene che, se diamo abbastanza attenzione al cambiamento degli schemi percettivi della mente sensoriale, offrendole esperienze diverse, cambia anche il nostro modo di pensare e, come per magia, iniziamo a raccontarci storie nuove. A mettere insieme diversamente le storie che già conoscevamo su di noi. Con un linguaggio che diventa più morbido e rotondo, perchè la mente sensoriale mette poesia in tutte le cose.

Uno sguardo vergine sulla realtà: ecco ciò ch’io chiamo poesia. Edoardo Sanguineti

Pratica del giorno: Mindful bioenergetics

© Nicoletta Cinotti 2019 Imparare a volersi bene

Photo by Robert Wnuk on Unsplash

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