Mi capita molto spesso di ascoltare racconti della responsabilità altrui. Di come e cosa gli altri hanno sbagliato e come questo errore altrui ha danneggiato la persona che parla.
Cedere agli altri la responsabilità della nostra vita non è una dichiarazione di innocenza. E’ una dichiarazione di impotenza.
Non prendendo la responsabilità delle nostre scelte e di ciò che ci accade, ci togliamo il potere di decidere per la nostra vita. Ci priviamo di quella padronanza di noi che è uno dei tre pilastri del sé corporeo.
All’inizio può sembrare un sollievo: nessuna responsabilità, nessuna colpa. Alla fine è una grande trappola, che ci lascia come barche alla deriva, senza capitano.
Dentro di noi, ognuno di noi, ha un capitano, un gigante rispetto alla piccolezza della nostra paura. Per svegliare questo gigante che dimora dentro di noi dobbiamo fidarci della nostra natura eccentrica e metterla in relazione con il mondo. In questo modo riprenderemo la padronanza della nostra vita. Una padronanza che non significa controllo ma, piuttosto, significa essere al timone nel mare della nostra esistenza.
Non abbiamo bisogno di superare le nostre paure. Abbiamo solo bisogno di sapere di cosa abbiamo paura. David Whyte
Pratica del giorno: Rabbia e paura: una pratica
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