Il desiderio di cambiare è essenzialmente una forma di aggressione verso se stessi. Un altro problema è che i nostri conflitti psicologici, purtroppo o per fortuna, contengono la nostra ricchezza. Le nostre nevrosi e la nostra saggezza sono costituite dallo stesso materiale. Se buttiamo via le nevrosi, buttiamo anche la saggezza.
Quando siamo molto arrabbiati, siamo anche pieni di energia: è questa energia che ci rende così vitali e che piace così tanto alla gente. Il punto, allora, non è liberarsi della rabbia ma farci amicizia, osservarla chiaramente con precisione, onestà e gentilezza. Ciò significa che non dovete né considerarvi una persona indegna, né cadere nell’autocompiacimento: “Faccio bene a comportarmi così, ho proprio ragione. Gli altri sono insopportabili, è giusto che io sia sempre arrabbiato con loro”.
Gentilezza vuol dire non reprimere la rabbia, ma anche non darle libero sfogo. È qualcosa di molto più raffinato e generoso. Presuppone che, una volta pienamente riconosciuta la sensazione della rabbia, una volta compreso chi siete e che cosa state facendo, impariate a lasciar andare. Potete lasciar andare la solita storiella meschina che fa da sfondo alla vostra rabbia e iniziare a vedere chiaramente come e quanto continuate a tenere in piedi tutta la faccenda.
Allora che si tratti di rabbia, attaccamento, gelosia, paura o depressione, qualunque cosa sia, l’importante è non cercare di reprimerla ma fare amicizia con essa. Ciò significa arrivare a conoscere l’emozione in profondità e con una certa delicatezza e, una volta che l’abbiamo pienamente sperimentata, imparare a lasciarla andare. Pema Chodron
© www.nicolettacinotti.net Rubrica “Addomesticare pensieri selvatici”