Il momento presente include il passato e anche la potenzialità del futuro. La mia nipotina è ancora una bambina, perciò al momento non può modellarsi un futuro in modo consapevole. Eppure la potenzialità del futuro è già ora presente in lei e vive in ciascuno di noi. È qui che si trova l’energia della speranza, non come un desiderio che dobbiamo realizzare o un piano che dobbiamo formulare ed eseguire, ma nel modo in cui affrontiamo il momento sempre mutevole. L’istante presente comprende tutto il tempo; include già ora ogni cosa. E potrebbe esser ben descritto come il flusso della vita. Noi ne siamo continuamente modellati e, nello stesso tempo, lo stiamo modellando attraverso il modo in cui lo affrontiamo e reagiamo a esso.

Non aspettare è l’incoraggiamento a entrare pienamente nella vita. Non perdete questo momento in attesa del successivo. Non aspettate a compiere le cose più importanti. Non rimanete fermi nella speranza di un passato o di un futuro migliori; siate presenti.

Una dimensione più sottile del non aspettare, è la non-aspettativa. Una mente aperta e ricettiva è l’antidoto dell’aspettativa. Nella non-aspettativa, permettiamo agli oggetti, alle esperienze, agli stati d’animo e al cuore di aprirsi e di mostrarsi senza le nostre interferenze. La differenza tra il non aspettare e la non-aspettativa è come la differenza tra il distacco e il non-attaccamento. Il distacco implica prendere le distanze da un oggetto o da un’esperienza particolari: io mi ritiro o mi allontano. Invece il non-attaccamento significa semplicemente non attaccarsi, non afferrarsi, non farsi impigliare: non è necessario prendere le distanze. Dunque, la non-aspettativa è rilassata e spaziosa, il che permette all’esperienza di venire verso di noi senza ghermirci o agguantarci. Arriviamo a conoscere la nostra esperienza per rivelazione, non attraverso uno sforzo o una manipolazione, non desiderando che sia in un certo modo, non condizionandola con la nostra esperienza precedente.

La non-aspettativa è un “quieto benvenuto”, è più un invito che una richiesta. Quando smettiamo di affrontare una nuova esperienza sperando in un particolare risultato, o di guardare al passato sperando di cambiarlo in qualche modo, solo allora siamo liberi di sperimentare completamente il momento presente. La non-aspettativa ci offre un nuovo punto di vista, un po’ come Google Maps. In certi momenti, possiamo avere una visione molto ravvicinata; possiamo focalizzarci su alcuni particolari, come l’indirizzo di una casa. Poi allarghiamo la visuale e vediamo che quella casa è un puntino della città, dello Stato, dell’emisfero. Quando ampliamo il quadro, possiamo includere più opzioni. La non-aspettativa non è pazienza. La pazienza implica un’aspettativa, un’attesa del momento successivo, solo con un atteggiamento più calmo. L’esperienza della non-aspettativa è invece più simile a un continuo contatto con la realtà. Noi ci manteniamo attenti, svegli e del tutto vivi. Qualunque sia l’esperienza–«buona» o «cattiva», piacevole o spiacevole–prestiamo la massima attenzione a essa, a ciò che sta avvenendo ora. ©Frank Ostaseski

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