La parola felicità è caricata di moltissime aspettative, speranze, desideri tanto che alla fine diventa una parola elusiva che ci spinge a fare cose che forse sarebbe meglio evitare. Eppure sappiamo che è possibile essere felici e che la felicità ci restituisce un senso e una forza insospettate. Molto dipende molto dal fatto che viviamo due diverse prospettive nei confronti della felicità: nella prima pensiamo che sia una sorta di regalo inaspettato. Nella seconda invece pensiamo che sia possibile coltivarla. Alla possibilità di coltivarla è dedicato questo articolo!

Quasi quasi mollo tutto e divento felice. Da Twitter

1. Essere presenti

Sappiamo che una delle principali ragioni di insoddisfazione è l’abitudine alla distrazione. Più stimoliamo comportamenti di ricerca e più ci sentiamo infelici e insoddisfatti. Fortunatamente possiamo fare una scelta diversa: possiamo scegliere di essere presenti. Non tanto di cambiare le condizioni che ci troviamo a vivere ma possiamo scegliere di essere presenti per offrire tutta la nostra attenzione al presente. Questo diminuisce in maniera rilevante la sensazione di insoddisfazione. Possiamo farlo con la pratica di mindfulness e brevi momenti di radicamento nel presente, in cui notiamo quello che sta accadendo. Questo apre insospettate finestre di felicità anche nel quotidiano. Senza che nulla debba cambiare.

È raro che una felicità si posi proprio sul desiderio che l’aveva invocata. Marcel Proust

2. Saper affrontare le difficoltà

Una delle ragioni per cui possiamo essere infelici è perchè pensiamo che difficoltà e felicità non possano coesistere. In realtà la felicità non richiede una vita senza difficoltà ( e una vita senza difficoltà è davvero rara). Richiede di saper affrontare e gestire le proprie difficoltà. Difficoltà che possono essere trasformate in opportunità. In questo modo i momenti difficili non sono i momenti peggiori. Possiamo imparare a trattarli come punti di svolta. La bioenergetica e la mindfulness possono aiutarci a fare questo. Invece che criticarci o colpevolizzarci perchè abbiamo una difficoltà come possiamo essere gentili e riuscire ad affrontarla?

Non c’è niente di più facile da controllare di una persona infelice. Non c’è niente di più incontrollabile di una persona felice. Anonimo

3. Le relazioni

Le relazioni sono qualcosa in più di un’esperienza: è una abilità che possiamo imparare a rafforzare. Non per tutti infatti la relazione è facile e intuitiva. Per molte persone le reti sociali sono limitate, e sono pochissime le relazioni in cui possono dare e ricevere. Ci sono modi però per imparare come rendere le nostre relazioni nutrienti. Il ritiro offre, sia con la pratica individuale che con la condivisione e la meditazioni a coppie, molte opportunità per sentire il sostegno della comunità di pratica ed esplorare come portare questa possibilità nella vita quotidiana.

La vita è fatta di piccole felicità insignificanti, simili a minuscoli fiori. Non è fatta solo di grandi cose, come lo studio, l’amore, i matrimoni, i funerali. Ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a mente né a contarle, e tra di esse si nascondono granelli di una felicità appena percepibile, che l’anima respira e grazie alla quale vive.Banana Yoshimoto

4. Cos’è veramente importante per te?

A volte siamo infelici perchè non abbiamo uno scopo chiaro in mente: mettiamo al primo posto la nostra realizzazione, le relazioni, la famiglia, gli affetti? Proviamo a trovare le aree significative per noi e trasformiamo in azioni le nostre buone intenzioni: diamo corpo alle nostre priorità!

Il segreto della felicità non è di far sempre ciò che si vuole, ma di voler sempre ciò che si fa. Lev Tolstoj

5. Dare continuità

L’attenzione e l’amore vanno insieme. Per questo non basta dire una volta per tutte qual è la nostra priorità. Dobbiamo metterla in pratica ogni giorno. Per questo è importante ricordarci ogni giorno:

1. Cosa posso fare oggi per dare forma alle mie priorità?

2. In che modo posso esprimere le mie priorità per il beneficio anche degli altri?

3. In che modo le mie azioni possono influenzare il corso degli eventi?

La pratica e la ripetizione permettono di dare forma alle cose. Per cui tutto questo non può essere solo un’intenzione senza azione ma una intenzione con azione.

6. La generosità

L’idea che dobbiamo tenere per noi, strettamente, ciò che abbiamo alimenta un senso di povertà e precarietà. Essere generosi non significa sperperare: significa riconoscere che lo scambio è una ricchezza, prima di tutto per chi è generoso e che la generosità ha ritorni inaspettati. Essere generosi non ci rende più poveri ma più felici! (Puoi ancora contribuire al Progetto Bollette sospese della Caritas italiana)

Quando smetterai di voler riempire la tua coppa di felicità ed inizierai a riempire quella degli altri, scoprirai, con meraviglia, che la tua sarà sempre piena. Paramahansa Yogananda

7. Lasciar andare

Il perdono significa lasciar andare la speranza di un passato migliore. È doloroso aver avuto dei problemi ma è ancora più doloroso rimanere attaccati ai problemi del passato con il rancore, il risentimento, il rimorso. Ad un certo punto è necessario scendere a patti con ciò che è stato. Lasciare andare e – se è possibile – perdonare. Nel ritiro dedicheremo a questo uno spazio importante di pratica. Lasciar andare le tensioni fisiche come modo per lasciar andare il tentativo di rendere le cose diverse. Lasciar andare i propri errori e quelli altrui come base per iniziare un modo diverso di guardare a noi stessi e agli altri.

Non alimentare la fonte di stress legato al ricordo ma alimentare il radicamento nel presente per riconoscere che certe memorie, certi ricordi hanno solo un impatto negativo sulla mente, sul corpo e nelle nostre relazioni presenti. Forse potremmo iniziare a chiederci “Sono pronto a lasciar andare questo peso? Sono pronto a lasciar andare quello che mi opprime? Posta così la domanda è davvero difficile dire “no, voglio soffrire ancora un po’…farmi sopraffare ancora un po’….

8. Coltivare le buone abitudini

La nostra vita è fatta di abitudini e, in questo modo, giorno dopo giorno, disegniamo chi siamo. Possiamo scegliere quali buone abitudini abbiamo intenzione di coltivare. A partire dal cibo per finire alle nostre abitudini relazionali. Quali sono i risultati delle nostre abitudini? Possiamo coltivare le emozioni che nutrono il nostro cuore con una specifica pratica meditativa.

Perchè la qualità della nostra vita e la nostra felicità dipendono più dai piccoli atti quotidiani che dai grandi atti rivoluzionari.

9. Nutrire gli aspetti positivi

Siamo sensibili all’approvazione e alla disapprovazione tanto che spesso la nostra felicità dipende proprio da questo. Una delle ragioni per cui siamo tanto dipendenti dall’apprezzamento altrui è perchè non ci permettiamo di riconoscere e coltivare le nostre qualità in prima persona. La pratica permette di esplorare le buone convinzioni su di noi per rafforzarle, ridefinirle. Mettere a fuoco le nostre qualità e  guardarle alla luce della compassione e dell’equanimità è aiutato dalla pratica di meditazione in diade .

10. Rendere felice il corpo

Spesso sottovalutiamo quanto le tensioni fisiche croniche siano responsabili del nostro umore ma la connessione tra corpo e mente è totale. Le tensioni danno alla mente un messaggio di pericolo, per questo svegliare il corpo, renderlo flessibile è così importante. Offrire una diversa percezione del corpo e consolidare i cambiamenti giorno dopo giorno. Per poter tornare al nostro corpo originario: quello che è vivo e vitale, al di là delle limitazioni dell’età.

11. Tenere un diario della gioia

Perché non fare, alla fine di ogni giorno un diario della gioia? Scrivere o semplicemente memorizzare quei momenti in cui siamo stati felici? È un buon modo, semplice ed efficace perchè la felicità diventi un’abitudine.

Per ricordarci che la felicità, come tutte le emozioni, è transitoria ma, come tutte le emozioni, possiamo coltivarla e creare il terreno più favorevole per farla crescere. Per ricordarci, inoltre, che la felicità – quella durevole – è fatta della capacità di riconoscere la bellezza nel quotidiano, e le piccole cose che hanno valore. In questo modo, quando arriverà la tempesta troverà un cuore saldo e quando arriverà il sole troverà un terreno favorevole per far germogliare quelle emozioni che garantiscono una durevole felicità.

Giorno dopo giorno possiamo mparare come spostare la nostra attenzione dal negativo al positivo nelle nostre giornate, per assaporare il gusto della felicità. E se ci troveremo ancora immersi nella rimuginazione e nell’infelicità potremo sempre perdonarci, riconoscere cosa ci ha spinti in quella vecchia abitudine e invitarci a ricominciare.

Dimenticavo…perché 11 passi? Perché il dodicesimo lo scoprirai tu!

Quando siete felici guardate nella profondità del vostro cuore e scoprirete che ciò che ora vi sta dando gioia è soltanto ciò che prima vi ha dato dispiacere.
Quando siete addolorati guardate nuovamente nel vostro cuore e vedrete che in verità voi state piangendo per ciò che prima era la vostra delizia”
Kahlil Gibran

© Nicoletta Cinotti 2023

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