Per tanto tempo ho pensato che il dolore fosse un’esperienza legata a qualcosa di avvenuto. Poi Fernando Pessoa, con la sua lucida saggezza, mi ha ricordato invece anche il dolore per ciò che non è avvenuto. Ho esplorato questo dolore e ho scoperto con sorpresa che a volte le cose che non sono avvenute possono ancora avvenire.
Che spesso abbiamo sepolto una parte antica di noi, pensando che nella nostra vita non ci fosse spazio e questa parte è rimasta del tempo in soffitta o in cantina ma non è morta.
Aspetta solo che la torniamo a prendere, che la togliamo da quell’inverno scuro in cui l’abbiamo abbandonata.
È questa la sensazione che mi ha svegliata oggi: la sensazione che la mia bambina, quella che avevo abbandonato per nascondermi il fatto di avere bisogno, non è morta. C’è ancora e, come un seme, aspetta di essere messa a dimora per crescere e germogliare. Così quest’anno ho deciso di mettere, insieme ai bulbi, a dimora anche la mia bambina. Di coltivarla ogni giorno con attenzione e ascolto, con affetto e pazienza, per vedere dove mi porterà la sua fioritura. Lo so, detto così sembra una tenera pazzia ma, invece, è una di quelle certezze intime che non ammettono repliche. si può rinascere, crescere, allevare la nostra parte bambina indipendentemente dalla nostra età attuale. È come chiudere un cerchio: accettare che quello che i nostri genitori potevano fare l’hanno fatto e adesso spetta a noi. Forse non lo facciamo perché è più semplice continuare a lamentarsi del lavoro mal fatto dagli altri che rimboccarsi le maniche e farlo noi. Con tenera ostinazione le nostre parti nascoste aspettano che arrivi la primavera e riposano nell’inverno. Tutti noi sappiamo intimamente che esiste una insopprimibile primavera. E ci aspetta.
Dobbiamo rassicurare il bambino che, sebbene la paura sia reale, non ha più fondamento. Siamo diventati adulti, possiamo proteggerci e difenderci. Thich Nhat Hanh
Pratica del giorno: Self compassion breathing
© Nicoletta Cinotti 2020 Reparenting ourselves: ritiro di mindfulness